In questa pagina:
- Storia della Congregazione
- Superiore e Madri Generali
- Piccoli fiori nel giardino di Dio: figure di santità quotidiana
- Storia della Congregazione
- Superiore e Madri Generali
- Piccoli fiori nel giardino di Dio: figure di santità quotidiana
"Sono molto contento, o sorelle mie dilettissime in Gesù Cristo, di rivolgere oggi a voi, per la prima volta come Direttore, la mia povera ed umile parola. Godo grandemente pensando alla vostra invidiabile sorte: avete fatto la scelta migliore come disse Gesù a Maria (di Betania): Maria optimam partem elegit. Avete rinunciato a tutto per unirvi mediante la Professione allo Sposo divino, vostra unica porzione. I tesori e le bellezze che con Lui si posseggono, come i piaceri che si gustano, sono molto diversi da quelli che possono dare la terra e il mondo. No, non si possono esprimere la felicità, la dignità di un'anima dichiarata sposa di Cristo. Rendete grazie al Signore della grandissima misericordia che vi ha usata e stabilendovi in perpetuo in tale stato di sicurezza; ringraziatelo della grandezza del dono già ricevuto e riflettete sulla vostra responsabilità a corrispondere alla vocazione francescana. Nelle difficoltà, nelle avversità della vita, animate dalla più viva confidenza nel vostro Sposo divino, non abbiate timore, perché Egli è il Signore.
Amate la povertà, la castità e soprattutto l'obbedienza. Siate obbedienti verso i vostri superiori e sarete sicure di riportare vittoria. E' Parola di Dio: - Vir oboediens loquetur victorias - l'uomo obbediente canterà vittoria"
(Discorso di P. Angelico alla prima Comunità di Suore)
Amate la povertà, la castità e soprattutto l'obbedienza. Siate obbedienti verso i vostri superiori e sarete sicure di riportare vittoria. E' Parola di Dio: - Vir oboediens loquetur victorias - l'uomo obbediente canterà vittoria"
(Discorso di P. Angelico alla prima Comunità di Suore)
Foto del 1897, da sinistra sedute: Suor Chiara, la superiora Suor Veronica e Suor Elisabetta, in piedi la novizia Suor Margherita, Suor Agnese e Suor Angelica, insieme alle orfanelle
Storia della Congregazione
L'idea di una Congregazione di Suore nacque in P. Angelico per intuizione divina, a seguito di due eventi luttuosi, che colpirono la città di Caltanissetta, la cui economia all'epoca era basata soprattutto sull'estrazione dello zolfo dalle miniere, disseminate in tutta la zona. La vita dei minatori era dura e poco remunerativa, le famiglie vivevano di stenti e, spesso, in condizioni di estrema povertà, tanto che, già a metà del XIX secolo, il Priore di S. Flavia, D. Giuseppe Benedetto Dusmet, si era molto prodigato per loro, arrivando persino a far costruire un intero quartiere, quello della Saccara, per togliere le "favelas", che proliferavano in città per ospitare le famiglie che qui si trasferivano da altri paesi.
A questo si aggiungevano frequentemente dei crolli, che lasciavano numerose vittime e tante famiglie, private dell'unico introito, si vedevano costrette all'estrema indigenza.
Furono proprio due tragedie minerarie, quella di Gessolungo nel 1881 e quella di Tumminelli nel 1882 a spingere P. Angelico alla fondazione di un'opera, che potesse assistere coloro che più avrebbero pagato per quelle tragedie: le orfane dei minatori.
L'inizio fu timido. Tre insegnanti terziarie Antonietta Gancitano, Filippa Volpes e Filomena Licitri, con umiltà si recarono di casa in casa per chiedere, soprattutto ai più ricchi, un aiuto finanziario, che potesse servire alla realizzazione di una piccola casa per accogliere alcune orfanelle. Raccolsero 400 lire e con esse P. Angelico diede inizio, nel 1883, alla costruzione di pochi locali, su due piani, adiacenti la chiesetta del Signore della Città.
Nel 1884 la struttura era pronta e P. Angelico vi accolse le prime orfanelle, affidandone l'istruzione alla stessa Filomena Licitri, Marietta Salomone e Concettina La Paglia, poi sostituita da Giuseppina Russo.
L'Istituto fu aperto fra il Settembre e l'Ottobre del 1884, probabilmente l'inaugurazione ufficiale fu il giorno della festa di S. Francesco.
Insieme alle maestre erano presenti due terziare, che P. Angelico aveva particolarmente seguito nel loro lungo discernimento vocazionale, erano Giuseppina Ruvolo e Grazia Pedano. Furono loro due che, intuendo il desiderio di P. Angelico di dare a quelle orfanelle non solo delle maestre ma anche delle madri, giunsero alla piena coscienza che il Signore chiedeva loro un salto di qualità, una donazione totale a Dio e alla cura spirituale e materna di quelle povere creature.
Così, dopo un anno di "noviziato", il 15 Ottobre 1885, ai piedi del Crocifisso, P. Angelico accoglieva la consacrazione di quelle due anime pie, che diventavano Suor Giuseppina e Suor Grazia, nasceva così la Congregazione delle Suore Francescane del Signore. A loro si aggiunse una terziaria carmelitana, Suor Francesca Martorana da Racalmuto, che, dopo appena due mesi, mostrando segni di alienazione, tornò al suo paese.
Nello stesso anno P. Angelico scrisse il Regolamento e lo Statuto della nascente Congregazione.
Le prime due suore si dedicarono con tutte le loro forze fisiche e spirituali per attuare il carisma voluto dal Fondatore.
Ma quella meravigliosa opera, che già sembrava solidamente realizzata, sembrò infrangersi miseramente agli inizi degli anni '90 del XIX secolo quando Suor Grazia lasciò per tornare in famiglia, dove c'era bisogno di lei e, poco dopo, la dolce Suor Giuseppina moriva, il 9 Agosto 1891, lasciando un vivo ricordo di santità nelle orfanelle e in coloro che l'avevano conosciuta.
P. Angelico pregò e chiese al Signore un'illuminazione per poter comprendere come continuare quell'opera, che sembrava abbandonata dal Cielo, ed ecco che, nel 1892, gli si presentarono tre delle ragazze, che erano cresciute nell'Istituto, chiedevano a P. Angelico di permettere loro la continuazione di quell'esperienza di vita e di fede, iniziata dall'indimenticata Suor Giuseppina; P. Angelico accolse con gioia la loro offerta totale: Vincenza Guarneri, Lucia Tuzzé e Rachele Marotta assunsero i nomi di Suor Veronica da Resuttano, Suor Chiara da Bompensiere e Suor Angelica da Piazza Armerina. Un anno dopo, nelle mani di P. Angelico emisero i voti e formarono la prima Comunità delle Suore Terziarie Francescane.
Dal vescovo fu nominata Superiora Suor Veronica Guarneri (poi unanimemente rieletta il 5 Aprile 1897); Suor Chiara fu designata quale Maestra delle Novizie, Suor Angelica come Economa, e P. Angelico come Direttore. La Congregazione riceveva, così, il suo assetto istituzionale.
Iniziarono, dunque, la loro attività di madri e maestre di vita le care suore, e, all'iniziale missione presso le orfanelle si unì ben presto il più ampio servizio a favore dei poveri della città, il Comune, infatti, istituì presso le Suore la "cucina economica", dove i poveri trovavano cibo e una parola di conforto da parte delle tre suore.
A loro si unirono poi Suor Agnese Marsala, Suor Elisabetta Russotto e Suor Margherita Indorato, tutte e tre formate alla scuola di Suor Chiara.
Nel 1897 fu demolito il prospetto della chiesetta, che, a spese della Contessa Maria Adelaide Testasecca, grande benefattrice dell'Istituto, fu ampliata di un terzo e fu costruito l'attuale prospetto in pietra di Sabucina, la chiesa, dopo gli ampi lavori, che segnarono anche l'aggiunta di un coro per le suore e l'erezione di quattro altari (dedicati a S. Francesco, S. Antonio, la Madonna di Pompei e S. Elisabetta), fu riaperta al culto il 2 Ottobre 1898.
Il 4 Ottobre 1899 Mons. Ignazio Zuccaro, vescovo di Caltanissetta, che, più volte, aveva personalmente visitato l'Istituto e apprezzato l'operato delle suore e del loro fondatore, faceva pervenire a P. Angelico l'attestato di approvazione della Congregazione:
A questo si aggiungevano frequentemente dei crolli, che lasciavano numerose vittime e tante famiglie, private dell'unico introito, si vedevano costrette all'estrema indigenza.
Furono proprio due tragedie minerarie, quella di Gessolungo nel 1881 e quella di Tumminelli nel 1882 a spingere P. Angelico alla fondazione di un'opera, che potesse assistere coloro che più avrebbero pagato per quelle tragedie: le orfane dei minatori.
L'inizio fu timido. Tre insegnanti terziarie Antonietta Gancitano, Filippa Volpes e Filomena Licitri, con umiltà si recarono di casa in casa per chiedere, soprattutto ai più ricchi, un aiuto finanziario, che potesse servire alla realizzazione di una piccola casa per accogliere alcune orfanelle. Raccolsero 400 lire e con esse P. Angelico diede inizio, nel 1883, alla costruzione di pochi locali, su due piani, adiacenti la chiesetta del Signore della Città.
Nel 1884 la struttura era pronta e P. Angelico vi accolse le prime orfanelle, affidandone l'istruzione alla stessa Filomena Licitri, Marietta Salomone e Concettina La Paglia, poi sostituita da Giuseppina Russo.
L'Istituto fu aperto fra il Settembre e l'Ottobre del 1884, probabilmente l'inaugurazione ufficiale fu il giorno della festa di S. Francesco.
Insieme alle maestre erano presenti due terziare, che P. Angelico aveva particolarmente seguito nel loro lungo discernimento vocazionale, erano Giuseppina Ruvolo e Grazia Pedano. Furono loro due che, intuendo il desiderio di P. Angelico di dare a quelle orfanelle non solo delle maestre ma anche delle madri, giunsero alla piena coscienza che il Signore chiedeva loro un salto di qualità, una donazione totale a Dio e alla cura spirituale e materna di quelle povere creature.
Così, dopo un anno di "noviziato", il 15 Ottobre 1885, ai piedi del Crocifisso, P. Angelico accoglieva la consacrazione di quelle due anime pie, che diventavano Suor Giuseppina e Suor Grazia, nasceva così la Congregazione delle Suore Francescane del Signore. A loro si aggiunse una terziaria carmelitana, Suor Francesca Martorana da Racalmuto, che, dopo appena due mesi, mostrando segni di alienazione, tornò al suo paese.
Nello stesso anno P. Angelico scrisse il Regolamento e lo Statuto della nascente Congregazione.
Le prime due suore si dedicarono con tutte le loro forze fisiche e spirituali per attuare il carisma voluto dal Fondatore.
Ma quella meravigliosa opera, che già sembrava solidamente realizzata, sembrò infrangersi miseramente agli inizi degli anni '90 del XIX secolo quando Suor Grazia lasciò per tornare in famiglia, dove c'era bisogno di lei e, poco dopo, la dolce Suor Giuseppina moriva, il 9 Agosto 1891, lasciando un vivo ricordo di santità nelle orfanelle e in coloro che l'avevano conosciuta.
P. Angelico pregò e chiese al Signore un'illuminazione per poter comprendere come continuare quell'opera, che sembrava abbandonata dal Cielo, ed ecco che, nel 1892, gli si presentarono tre delle ragazze, che erano cresciute nell'Istituto, chiedevano a P. Angelico di permettere loro la continuazione di quell'esperienza di vita e di fede, iniziata dall'indimenticata Suor Giuseppina; P. Angelico accolse con gioia la loro offerta totale: Vincenza Guarneri, Lucia Tuzzé e Rachele Marotta assunsero i nomi di Suor Veronica da Resuttano, Suor Chiara da Bompensiere e Suor Angelica da Piazza Armerina. Un anno dopo, nelle mani di P. Angelico emisero i voti e formarono la prima Comunità delle Suore Terziarie Francescane.
Dal vescovo fu nominata Superiora Suor Veronica Guarneri (poi unanimemente rieletta il 5 Aprile 1897); Suor Chiara fu designata quale Maestra delle Novizie, Suor Angelica come Economa, e P. Angelico come Direttore. La Congregazione riceveva, così, il suo assetto istituzionale.
Iniziarono, dunque, la loro attività di madri e maestre di vita le care suore, e, all'iniziale missione presso le orfanelle si unì ben presto il più ampio servizio a favore dei poveri della città, il Comune, infatti, istituì presso le Suore la "cucina economica", dove i poveri trovavano cibo e una parola di conforto da parte delle tre suore.
A loro si unirono poi Suor Agnese Marsala, Suor Elisabetta Russotto e Suor Margherita Indorato, tutte e tre formate alla scuola di Suor Chiara.
Nel 1897 fu demolito il prospetto della chiesetta, che, a spese della Contessa Maria Adelaide Testasecca, grande benefattrice dell'Istituto, fu ampliata di un terzo e fu costruito l'attuale prospetto in pietra di Sabucina, la chiesa, dopo gli ampi lavori, che segnarono anche l'aggiunta di un coro per le suore e l'erezione di quattro altari (dedicati a S. Francesco, S. Antonio, la Madonna di Pompei e S. Elisabetta), fu riaperta al culto il 2 Ottobre 1898.
Il 4 Ottobre 1899 Mons. Ignazio Zuccaro, vescovo di Caltanissetta, che, più volte, aveva personalmente visitato l'Istituto e apprezzato l'operato delle suore e del loro fondatore, faceva pervenire a P. Angelico l'attestato di approvazione della Congregazione:
Noi Ignazio Zuccaro, per grazia di Dio e della S. Sede Apostolica, Vescovo di Caltanissetta.
Con soddisfazione dell'animo nostro rilasciamo il presente attestato al M.R.P. Angelico Lipani, Definitore Cappuccino per approvazione della intrapresa Opera di Carità e per incoraggiamento a continuare, facendo voti che il Signore sempre di più la benedica.
Fin dall'inizio del nostro Ministero Episcopale rivolgemmo le nostre sollecite cure su d'una pia casa dal titolo: Istituto delle Terziarie Francescane cappuccine del Signore della Città, ove convivono alquante suore fin dall'anno 1883, epoca della fondazione ad opera del P. Angelico, le quali professando la Regola del Terz'Ordine di S. Francesco d'Assisi, hanno per iscopo di attendere alla propria cristiana perfezione ed alla educazione ed istruzione delle giovinette.
Esse, animate dal nuovo spirito francescano e guidate con grande industria e pazienza dal menzionato pio sacerdote, il quale non ha risparmiato sacrifici per formare una religiosa comunità in questi anni, docili ed ubbidienti al nostro indirizzo ed ai nostri consigli si sono avanzate tanto nella vita cristiana e devota da potersi dire una vera Comunità, su cui, racchiusa nella semplicità e nella santa umiltà, aleggia lo Spirito del Signore.
E ciò con nostra consolazione abbiamo potuto vedere confermato dalla fine preziosa di alcune di esse, che quali angiolette sonosi dipartite da questa terra.
Speriamo che il detto Istituto cresca sempre più e possa diffondersi nella nostra Diocesi e fuori, e con tale augurio lo benediciamo di cuore.
Dato dal nostro Palazzo il 4 Ottobre 1899.
+ Ignazio Vescovo
Con soddisfazione dell'animo nostro rilasciamo il presente attestato al M.R.P. Angelico Lipani, Definitore Cappuccino per approvazione della intrapresa Opera di Carità e per incoraggiamento a continuare, facendo voti che il Signore sempre di più la benedica.
Fin dall'inizio del nostro Ministero Episcopale rivolgemmo le nostre sollecite cure su d'una pia casa dal titolo: Istituto delle Terziarie Francescane cappuccine del Signore della Città, ove convivono alquante suore fin dall'anno 1883, epoca della fondazione ad opera del P. Angelico, le quali professando la Regola del Terz'Ordine di S. Francesco d'Assisi, hanno per iscopo di attendere alla propria cristiana perfezione ed alla educazione ed istruzione delle giovinette.
Esse, animate dal nuovo spirito francescano e guidate con grande industria e pazienza dal menzionato pio sacerdote, il quale non ha risparmiato sacrifici per formare una religiosa comunità in questi anni, docili ed ubbidienti al nostro indirizzo ed ai nostri consigli si sono avanzate tanto nella vita cristiana e devota da potersi dire una vera Comunità, su cui, racchiusa nella semplicità e nella santa umiltà, aleggia lo Spirito del Signore.
E ciò con nostra consolazione abbiamo potuto vedere confermato dalla fine preziosa di alcune di esse, che quali angiolette sonosi dipartite da questa terra.
Speriamo che il detto Istituto cresca sempre più e possa diffondersi nella nostra Diocesi e fuori, e con tale augurio lo benediciamo di cuore.
Dato dal nostro Palazzo il 4 Ottobre 1899.
+ Ignazio Vescovo
P. Angelico, con grande gioia ne diede notizia alle suore e rivolse loro un paterno, breve ma intenso discorso, invitandole ad amare la regola, a vivere umilmente e a non temere mai nelle avversità, perché il Signore non le avrebbe mai abbandonate.
Il mese successivo, il 9 Novembre moriva Suor Veronica, nell'abbraccio delle consorelle e delle orfanelle, accompagnata dalla preghiera di P. Angelico, a lei succedette Suor Angelica Marotta, ultima superstite delle tre ragazze che, alla morte di Suor Giuseppina Ruvolo, si erano presentate a P. Angelico per chiedergli di essere ammesse al Noviziato e continuare l'opera della cara madre e maestra.
Il mese successivo, il 9 Novembre moriva Suor Veronica, nell'abbraccio delle consorelle e delle orfanelle, accompagnata dalla preghiera di P. Angelico, a lei succedette Suor Angelica Marotta, ultima superstite delle tre ragazze che, alla morte di Suor Giuseppina Ruvolo, si erano presentate a P. Angelico per chiedergli di essere ammesse al Noviziato e continuare l'opera della cara madre e maestra.
Foto del 1909 che ritrae P. Angelico, le sorelle Teresa e Damiana, Suor Angelica fra le due, il Padre Guardiano del Convento di S. Michele e le prime suore.
Suor Angelica, unitamente a P. Angelico, volle dare alle orfanelle una casa più grande, così che potessero avere più spazio per potersi esprimere e crescere, così nel 1902 l'Istituto acquistò un pezzo di terreno accanto le fabbriche già esistenti, che servisse da zona ricreativa.
Giunsero gli anni della guerra e l'Istituto, oltre a svolgere la sua normale attività, si dedicò anche alla cura delle tante ferite che l'"inutile strage" provocò negli animi, afflitti da quella inaspettata e non voluta calamità
L'8 Giugno 1918, su richiesta di Mons. Antonio Augusto Intreccialagli, la Sacra Congregazione del Concilio, autorizzò il vescovo a fare atto di donazione all'Istituto delle terre e dei fabbricati attigui la chiesa del Signore della Città, era un atto fortemente voluto dall'Intreccialagli per dare alla Congregazione una sicurezza per il futuro, e P. Angelico, già ammalato, accolse con gioia la notizia nella piccola stanzetta di casa sua, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.
Mentre P. Angelico giaceva a letto giunse la notizia che il vescovo il prefetto avevano ordinato la chiusura dell'Istituto, P. Angelico pregò il can. Michele Gerbino di farsi suo tramite presso Mons. Intreccialagli, affinché l'atto venisse revocato, don Gerbino, insieme ad alcune terziarie si recò dal vescovo che revocò l'ordine e mandò la notifica al prefetto, salvando l'Istituto e le orfanelle.
La sera del 9 Luglio 1920 moriva P. Angelico, lasciando come testamento a Suor Angelica e alle sue suore la santità: "Fatevi sante, vi voglio tutte sante, per come santo voglio essere io". La morte del fondatore segnava un momento cruciale per l'Istituto e la Congregazione, ora bisognava andare avanti, preoccupandosi nel contempo di non tradire il carisma originario del fondatore.
Prima di morire P. Angelico lasciò a Suor Angelica le Costituzioni della Congregazione, che ella si premurò di far conoscere alle altre e di applicare con attenzione, coadiuvata dal nuovo direttore il can. Michele Gerbino, alunno e figlio spirituale di P. Angelico.
L'Istituto, intanto, cresceva apprezzato dal popolo e dalle autorità, erano già presenti le scuole elementari anche per le esterne e la scuola lavoro, quando nel 1921 il Provveditore agli Studi istituì una nuova classe elementare presso l'Istituto e chiamò ad insegnarvi una giovane maestra nissena, Margherita Maria Lapaglia, che, subito, si fece apprezzare sia per la preparazione che per l'umanità con cui seguiva le sue alunne.
Nel 1924 il can. Giacinto Burgio di Sommatino lasciava, per testamento, la sua ampia casa e il cospicuo patrimonio per l'apertura di un orfanotrofio, il vescovo pensò di affidare l'opera alle Suore Francescane del Signore e, dopo aver ottenuto l'obbediente consenso di Suor Angelica, il 1 Dicembre dello stesso anno fu inaugurata la prima casa filiale della Congregazione, che, ufficialmente, usciva dalle mura della città di Caltanissetta.
L'anno seguente una terribile sciagura si abbatté sull'Istituto, nel sereno mattino del 10 Luglio un improvviso e inatteso fulmine cade proprio nel cortile, ove le orfanelle e altri bambini giocavano, cercando refrigerio dall'afa estiva. La forte deflagrazione buttò tutti a terra e con terrore le Suore, subito, si recarono a rialzare gli atterriti bambini, ma quale dolore quando, dopo aver rialzato tutti, si accorsero che giacevano a terra, privi di vita, Sarina Arcerito e il piccolo Michelino Sanguedolce. Questa sciagura colpì profondamente Suor Angelica, che, da allora, iniziò a stare male.
Il 13 Marzo 1926 fu aperto l'Istituto S. Antonio di Delia, costruito a spese di don Floro Giuliana, per divenire Orfanotrofio maschile e scuola materna. Lo stesso anno Suor Angelica chiese al vescovo di dare il pesante incarico di Superiora alla giovane Suor Immacolata Lapaglia, che aveva tenuto come collaboratrice negli anni precedenti. Il 22 Dicembre Suor Immacolata fu nominata prima Madre Generale mentre Suor Angelica mantenne il titolo di Superiora dell'Istituto di Caltanissetta.
Giunsero gli anni della guerra e l'Istituto, oltre a svolgere la sua normale attività, si dedicò anche alla cura delle tante ferite che l'"inutile strage" provocò negli animi, afflitti da quella inaspettata e non voluta calamità
L'8 Giugno 1918, su richiesta di Mons. Antonio Augusto Intreccialagli, la Sacra Congregazione del Concilio, autorizzò il vescovo a fare atto di donazione all'Istituto delle terre e dei fabbricati attigui la chiesa del Signore della Città, era un atto fortemente voluto dall'Intreccialagli per dare alla Congregazione una sicurezza per il futuro, e P. Angelico, già ammalato, accolse con gioia la notizia nella piccola stanzetta di casa sua, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.
Mentre P. Angelico giaceva a letto giunse la notizia che il vescovo il prefetto avevano ordinato la chiusura dell'Istituto, P. Angelico pregò il can. Michele Gerbino di farsi suo tramite presso Mons. Intreccialagli, affinché l'atto venisse revocato, don Gerbino, insieme ad alcune terziarie si recò dal vescovo che revocò l'ordine e mandò la notifica al prefetto, salvando l'Istituto e le orfanelle.
La sera del 9 Luglio 1920 moriva P. Angelico, lasciando come testamento a Suor Angelica e alle sue suore la santità: "Fatevi sante, vi voglio tutte sante, per come santo voglio essere io". La morte del fondatore segnava un momento cruciale per l'Istituto e la Congregazione, ora bisognava andare avanti, preoccupandosi nel contempo di non tradire il carisma originario del fondatore.
Prima di morire P. Angelico lasciò a Suor Angelica le Costituzioni della Congregazione, che ella si premurò di far conoscere alle altre e di applicare con attenzione, coadiuvata dal nuovo direttore il can. Michele Gerbino, alunno e figlio spirituale di P. Angelico.
L'Istituto, intanto, cresceva apprezzato dal popolo e dalle autorità, erano già presenti le scuole elementari anche per le esterne e la scuola lavoro, quando nel 1921 il Provveditore agli Studi istituì una nuova classe elementare presso l'Istituto e chiamò ad insegnarvi una giovane maestra nissena, Margherita Maria Lapaglia, che, subito, si fece apprezzare sia per la preparazione che per l'umanità con cui seguiva le sue alunne.
Nel 1924 il can. Giacinto Burgio di Sommatino lasciava, per testamento, la sua ampia casa e il cospicuo patrimonio per l'apertura di un orfanotrofio, il vescovo pensò di affidare l'opera alle Suore Francescane del Signore e, dopo aver ottenuto l'obbediente consenso di Suor Angelica, il 1 Dicembre dello stesso anno fu inaugurata la prima casa filiale della Congregazione, che, ufficialmente, usciva dalle mura della città di Caltanissetta.
L'anno seguente una terribile sciagura si abbatté sull'Istituto, nel sereno mattino del 10 Luglio un improvviso e inatteso fulmine cade proprio nel cortile, ove le orfanelle e altri bambini giocavano, cercando refrigerio dall'afa estiva. La forte deflagrazione buttò tutti a terra e con terrore le Suore, subito, si recarono a rialzare gli atterriti bambini, ma quale dolore quando, dopo aver rialzato tutti, si accorsero che giacevano a terra, privi di vita, Sarina Arcerito e il piccolo Michelino Sanguedolce. Questa sciagura colpì profondamente Suor Angelica, che, da allora, iniziò a stare male.
Il 13 Marzo 1926 fu aperto l'Istituto S. Antonio di Delia, costruito a spese di don Floro Giuliana, per divenire Orfanotrofio maschile e scuola materna. Lo stesso anno Suor Angelica chiese al vescovo di dare il pesante incarico di Superiora alla giovane Suor Immacolata Lapaglia, che aveva tenuto come collaboratrice negli anni precedenti. Il 22 Dicembre Suor Immacolata fu nominata prima Madre Generale mentre Suor Angelica mantenne il titolo di Superiora dell'Istituto di Caltanissetta.
Madre Immacolata fra postulanti e novizie
Gli anni di Madre Immacolata furono anni ricchi e fecondi, donna di grande ingegno e di alte capacità organizzative si diede da fare per dare alla Congregazione un assetto preciso e chiaro.
Volle dare un impulso più ampio agli studi, permettendo alle ragazze, che dimostravano particolare intelligenza, di continuare gli studi sino al diploma. Promosse, insieme a Mons. Giovanni Rizzo, allora rettore del Seminario, lo studio del Catechismo e della cultura religiosa, organizzando una vera e propria scuola e, d'accordo con il vescovo, inviò le suore nelle parrocchie della città per istruire i fanciulli.
Diede un nuovo assetto anche alla Congregazione, scrisse le nuove Costituzioni, permeate da un forte spirito francescano, organizzò meglio il Noviziato, staccandolo dall'Aspirantato, istituì i ritiri mensili e, scrivendoli personalmente, fece circolare fra le suore opuscoli di preghiere e di riflessioni spirituali. Il 3 Gennaio 1934 fece sorgere in Istituto l'Associazione "Beata Gemma", legata all'Azione Cattolica, per l'istruzione religiosa delle fanciulle, che annualmente svolgeva una "gara" indetta dal consiglio superiore. Favorì e volle che la Congregazione sempre favorisse la nascita di associazioni religiose femminili, che portarono molte vocazioni alla vita francescana.
Il 1 Maggio 1927 inaugurò lo terza casa della Congregazione, l'Istituto "San Giuseppe" di Serradifalco con orfanotrofio e scuola materna. Già voluto da P. Angelico e poi rimandato a causa della morte di Suor Chiara Tuzzé, fu costruito a spese della signorina Carmela Migliore, che aveva donato per la nuova casa, i beni ereditati dai ricchi zii. Il 5 Settembre 1930 fu aperta una casa a Sutera e, a Novembre dello stesso anno, fu aperto il primo Istituto fuori dalla Sicilia, nella città calabrese di Curinga, in provincia di Catanzaro.
L'ampliamento geografico della Congregazione non fu una decisione facile, già all'epoca dell'apertura della prima casa a Sommatino, Suor Angelica aveva accolto con timore la proposta del vescovo e aveva accettato sostenuta da Suor Immacolata. Ora era questa stessa che doveva decidere se continuare questa "espansione", che richiedeva molta fiducia tanto nella Provvidenza quanto nelle suore che, man mano, venivano inviate nelle varie case.
Dal 1932 al 1937 vennero aperte altre quattro case: Maida (CZ), Acquaviva Platani (CL), S. Pietro a Maida (CZ) e Assoro (EN), ma il cuore di Madre Immacolata era al di là dello Stretto di Sicilia, la grande spinta coloniale dell'epoca non poteva non sollecitare uno spirito pieno del Signore alla missione, e lei sognava di poter portare le suore fra quelle popolazioni lontane, per conquistare a Dio quei tanti bambini, bisognosi di affetto, di cure, di fede. Ma, come novella Mosé, ella non poté vedere realizzati i suoi desideri in vita.
Nel 1935 celebrò il 50° anniversario della fondazione, organizzando tre giorni solenni di adorazione eucaristica e S. Messe cantante e inviando a tutte le case di suore e ai vescovi un album fotografico con la storia della Congregazione.
Nello stesso periodo furono redatte le nuove Costituzioni, che indicavano il fine generale, cioè promuovere la gloria di Dio e realizzare la santificazione dei membri della Congregazione tramite l'Osservanza dei tre voti e operando secondo la regola del Terz'Ordine francescano e le Costituzioni, e il fine principale, ossia promuovere il bene del prossimo, con l'istruzione e l'educazione delle orfane e della gioventù. Istituì anche le oblate e nominò patrona secondaria della Congregazione S. Elisabetta d'Ungheria. Prescrisse il Capitolo Generale ogni 6 anni e delineò con precisione le caratteristiche che devono avere una Madre Generale e una Superiora e le condizioni necessarie per l'apertura di nuove case, che dovevano sempre rimanere dipendenti dalla Casa Generalizia. Nel Luglio del 1935, il consultore della Congregazione dei Religiosi, fra' Lazzaro d'Arbonne, pur non trovando difetti nella Costituzioni, non ritenne opportuno approvarle, giudicandole, piuttosto, adatte ad un istituto di diritto diocesano, con grande dolore della Madre, che molto si era spesa per l'approvazione.
L'8 Dicembre 1937 il vescovo, Mons. Giovanni Jacono, eresse canonicamente l'Istituto e ne approvò, confermò e sanzionò le Costituzioni.
Pochi mesi dopo, il 19 Agosto 1938, dopo due anni di malattia, Madre Immacolata morì, compianta da tutta la Congregazione e da coloro che l'avevano conosciuta e amata. Il 21 Agosto, giorno delle esequie, il vescovo chiamò a succederle Suor Annina Ragusa, che, negli anni della malattia, era stata vicina a Madre Immacolata e ne aveva, in qualche modo, raccolto l'eredità.
Volle dare un impulso più ampio agli studi, permettendo alle ragazze, che dimostravano particolare intelligenza, di continuare gli studi sino al diploma. Promosse, insieme a Mons. Giovanni Rizzo, allora rettore del Seminario, lo studio del Catechismo e della cultura religiosa, organizzando una vera e propria scuola e, d'accordo con il vescovo, inviò le suore nelle parrocchie della città per istruire i fanciulli.
Diede un nuovo assetto anche alla Congregazione, scrisse le nuove Costituzioni, permeate da un forte spirito francescano, organizzò meglio il Noviziato, staccandolo dall'Aspirantato, istituì i ritiri mensili e, scrivendoli personalmente, fece circolare fra le suore opuscoli di preghiere e di riflessioni spirituali. Il 3 Gennaio 1934 fece sorgere in Istituto l'Associazione "Beata Gemma", legata all'Azione Cattolica, per l'istruzione religiosa delle fanciulle, che annualmente svolgeva una "gara" indetta dal consiglio superiore. Favorì e volle che la Congregazione sempre favorisse la nascita di associazioni religiose femminili, che portarono molte vocazioni alla vita francescana.
Il 1 Maggio 1927 inaugurò lo terza casa della Congregazione, l'Istituto "San Giuseppe" di Serradifalco con orfanotrofio e scuola materna. Già voluto da P. Angelico e poi rimandato a causa della morte di Suor Chiara Tuzzé, fu costruito a spese della signorina Carmela Migliore, che aveva donato per la nuova casa, i beni ereditati dai ricchi zii. Il 5 Settembre 1930 fu aperta una casa a Sutera e, a Novembre dello stesso anno, fu aperto il primo Istituto fuori dalla Sicilia, nella città calabrese di Curinga, in provincia di Catanzaro.
L'ampliamento geografico della Congregazione non fu una decisione facile, già all'epoca dell'apertura della prima casa a Sommatino, Suor Angelica aveva accolto con timore la proposta del vescovo e aveva accettato sostenuta da Suor Immacolata. Ora era questa stessa che doveva decidere se continuare questa "espansione", che richiedeva molta fiducia tanto nella Provvidenza quanto nelle suore che, man mano, venivano inviate nelle varie case.
Dal 1932 al 1937 vennero aperte altre quattro case: Maida (CZ), Acquaviva Platani (CL), S. Pietro a Maida (CZ) e Assoro (EN), ma il cuore di Madre Immacolata era al di là dello Stretto di Sicilia, la grande spinta coloniale dell'epoca non poteva non sollecitare uno spirito pieno del Signore alla missione, e lei sognava di poter portare le suore fra quelle popolazioni lontane, per conquistare a Dio quei tanti bambini, bisognosi di affetto, di cure, di fede. Ma, come novella Mosé, ella non poté vedere realizzati i suoi desideri in vita.
Nel 1935 celebrò il 50° anniversario della fondazione, organizzando tre giorni solenni di adorazione eucaristica e S. Messe cantante e inviando a tutte le case di suore e ai vescovi un album fotografico con la storia della Congregazione.
Nello stesso periodo furono redatte le nuove Costituzioni, che indicavano il fine generale, cioè promuovere la gloria di Dio e realizzare la santificazione dei membri della Congregazione tramite l'Osservanza dei tre voti e operando secondo la regola del Terz'Ordine francescano e le Costituzioni, e il fine principale, ossia promuovere il bene del prossimo, con l'istruzione e l'educazione delle orfane e della gioventù. Istituì anche le oblate e nominò patrona secondaria della Congregazione S. Elisabetta d'Ungheria. Prescrisse il Capitolo Generale ogni 6 anni e delineò con precisione le caratteristiche che devono avere una Madre Generale e una Superiora e le condizioni necessarie per l'apertura di nuove case, che dovevano sempre rimanere dipendenti dalla Casa Generalizia. Nel Luglio del 1935, il consultore della Congregazione dei Religiosi, fra' Lazzaro d'Arbonne, pur non trovando difetti nella Costituzioni, non ritenne opportuno approvarle, giudicandole, piuttosto, adatte ad un istituto di diritto diocesano, con grande dolore della Madre, che molto si era spesa per l'approvazione.
L'8 Dicembre 1937 il vescovo, Mons. Giovanni Jacono, eresse canonicamente l'Istituto e ne approvò, confermò e sanzionò le Costituzioni.
Pochi mesi dopo, il 19 Agosto 1938, dopo due anni di malattia, Madre Immacolata morì, compianta da tutta la Congregazione e da coloro che l'avevano conosciuta e amata. Il 21 Agosto, giorno delle esequie, il vescovo chiamò a succederle Suor Annina Ragusa, che, negli anni della malattia, era stata vicina a Madre Immacolata e ne aveva, in qualche modo, raccolto l'eredità.
Madre Annina Ragusa, a destra, e Suor Vincenzina Frijia dal Card. Ernesto Ruffini, protettore dell'Istituto.
Appena un anno dopo la nomina di Madre Annina, scoppiò la II Guerra Mondiale, furono anni difficili per tutti, le paure e la povertà sempre più diffusa prima, i bombardamenti e l'occupazione poi, misero a dura prova la Congregazione, che dovette affrontare problemi, che richiedevano una buona dose di coraggio. Madre Annina, che era l'erede spirituale di Suor Angelica e di Madre Immacolata, seppe gestire la situazione, affidandosi completamente alla Provvidenza, e ordinò alle suore di non chiudere mai le porte ai poveri, soprattutto nei tempi più difficili.
Negli anni della guerra Madre Annina aveva ampliato i locali dell'Istituto con i dormitori, la cucina, il refettorio delle suore e i serbatoi dell'acqua, ma, durante i bombardamenti, l'Istituto fu colpito e, quando le suore e le orfanelle tornarono dalla campagna dove si erano rifugiate, trovarono la casa irriconoscibile. In attesa della ricostruzione, l'Istituto fu ospitato presso la Villa Sacro Cuore, un tempo casa estiva dei Gesuiti. Durante il restauro furono aggiunti nuovi locali (sacrestia, sala per gli ospiti, dormitori, scuola materna).
Ancora, come ai tempi di P. Angelico, le suore questuavano di porta in porta, e distribuivano, poi, il cibo ai poveri, che bussavano alla loro porta.
Per volere di Madre Annina fu istituito il pensionato per le studentesse dei paesi vicini e i laboratori per immettere le ragazze nel mondo del lavoro, il catechismo per i piccoli e gli adulti.
Madre Annina curò molto la la formazione spirituale delle suore, per riscoprire il carisma del fondatore, volle, appoggiata dal popolo nisseno, che il corpo di P. Angelico venisse traslato dal cimitero di S. Maria degli Angeli alla Chiesa del Signore della Città, nel frattempo arricchita e abbellita. Il 19 Ottobre 1947 si poté finalmente realizzare il sogno di Madre Annina, e il corpo dell'amato fondatore ritornò fra le sue suore.
Nel primo decennio del generalato di Madre Annina si aprirono nuove case in Sicilia, Calabria e Puglia (Gizzeria, Gasperina, Squillace, Mussomeli, Tiriolo, Marcellinara, Gravina di Puglia, Fabrizia, Montauro, Maierà, Nicastro, Badolato, S. Eufemia Lamezia Terme), dedicato soprattutto al servizio per i fanciulli, con orfanotrofi e asili, delle giovani, con scuole di ricamo e lavoro, e degli anziani, con case di riposo.
Il 9 Luglio 1949 fu aperta una casa a Roma, in via Nomentana, che si arricchiva, poco dopo, di asilo, scuola elementare, scuola di ricamo, oratorio ed educandato, e che diverrà, poi, Casa Generalizia.
Madre Annina si prodigò molto per ottenere il riconoscimento della Santa Sede e provvide a una nuova edizione delle Costituzioni, certa che si fosse vicini all'approvazione, il 7 Dicembre 1950 - dopo il decreto presidenziale di riconoscimento della Congregazione a tutti gli effetti civili - Pio XII, con il decreto di lode del Card. Clemente Micara, prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi, dichiarava la Congregazione delle Suore Francescane del Signore di diritto pontificio e ne approvava e confermava per un settennio e ad esperimento le Costituzioni.
Negli anni della guerra Madre Annina aveva ampliato i locali dell'Istituto con i dormitori, la cucina, il refettorio delle suore e i serbatoi dell'acqua, ma, durante i bombardamenti, l'Istituto fu colpito e, quando le suore e le orfanelle tornarono dalla campagna dove si erano rifugiate, trovarono la casa irriconoscibile. In attesa della ricostruzione, l'Istituto fu ospitato presso la Villa Sacro Cuore, un tempo casa estiva dei Gesuiti. Durante il restauro furono aggiunti nuovi locali (sacrestia, sala per gli ospiti, dormitori, scuola materna).
Ancora, come ai tempi di P. Angelico, le suore questuavano di porta in porta, e distribuivano, poi, il cibo ai poveri, che bussavano alla loro porta.
Per volere di Madre Annina fu istituito il pensionato per le studentesse dei paesi vicini e i laboratori per immettere le ragazze nel mondo del lavoro, il catechismo per i piccoli e gli adulti.
Madre Annina curò molto la la formazione spirituale delle suore, per riscoprire il carisma del fondatore, volle, appoggiata dal popolo nisseno, che il corpo di P. Angelico venisse traslato dal cimitero di S. Maria degli Angeli alla Chiesa del Signore della Città, nel frattempo arricchita e abbellita. Il 19 Ottobre 1947 si poté finalmente realizzare il sogno di Madre Annina, e il corpo dell'amato fondatore ritornò fra le sue suore.
Nel primo decennio del generalato di Madre Annina si aprirono nuove case in Sicilia, Calabria e Puglia (Gizzeria, Gasperina, Squillace, Mussomeli, Tiriolo, Marcellinara, Gravina di Puglia, Fabrizia, Montauro, Maierà, Nicastro, Badolato, S. Eufemia Lamezia Terme), dedicato soprattutto al servizio per i fanciulli, con orfanotrofi e asili, delle giovani, con scuole di ricamo e lavoro, e degli anziani, con case di riposo.
Il 9 Luglio 1949 fu aperta una casa a Roma, in via Nomentana, che si arricchiva, poco dopo, di asilo, scuola elementare, scuola di ricamo, oratorio ed educandato, e che diverrà, poi, Casa Generalizia.
Madre Annina si prodigò molto per ottenere il riconoscimento della Santa Sede e provvide a una nuova edizione delle Costituzioni, certa che si fosse vicini all'approvazione, il 7 Dicembre 1950 - dopo il decreto presidenziale di riconoscimento della Congregazione a tutti gli effetti civili - Pio XII, con il decreto di lode del Card. Clemente Micara, prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi, dichiarava la Congregazione delle Suore Francescane del Signore di diritto pontificio e ne approvava e confermava per un settennio e ad esperimento le Costituzioni.
Nell'anno 1880, nella città di Caltanissetta, ebbe inizio il pio Sodalizio delle Suore Terziarie Francescane, dette del Signore della Città, per lo zelo del P. Angelico Lipani, dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Il detto Sodalizio fu eretto dal Vescovo in Istituto di Diritto Diocesano.
Le Suore hanno, come fine generale, la santificazione propria, con l'osservanza, nella vita comune, dei tre voti semplici di ubbidienza, castità e povertà, secondo la Regola del Terz'Ordine Regolare di S. Francesco d'Assisi e le proprie Costituzioni; come fine speciale, l'educazione cristiana dei bimbi e delle bimbe negli Asili, nelle Scuole, e l'assistenza degli infermi negli Ospedali.
Avendo poi la Superiora Generale, con il suo Consiglio, rinnovato umilissime preghiere a Sua Santità Pio, per divina provvidenza, Papa XII, avvalorate dalle commendatizie degli Ordinari, perché si concedesse al suo Istituto, diffuso in molte diocesi, il decreto di lode e l'approvazione temporanea delle Costituzioni: essendo state accennate le predette preghiere, fin dal 29 Marzo 1946 dagli Em.mi e Rev.mi Signori Cardinali, preposti alla S. Congregazione dei Religiosi, rimettendo però la concessione del decreto, quando sarebbe aumentato il numero delle Suore.
L'Em.mo Sig. Card. Clemente Micara, Prefetto della S. Congregazione, diligentemente esaminato l'affare, avuto il voto dei Rev.mi Consultori, in forza delle speciali facoltà concesseGli, durante l'Anno Santo, dal S. Padre, con il presente Decreto, con alte parole, loda e raccomanda il predetto Istituto che si dichiara Congregazione di voti semplici, sotto il governo della Superiora Generale, da eleggersi ad ogni sei anni.
Inoltre approva e conferma le Costituzioni, redatte in lingua italiana, che sono conservate in autentico esemplare nell'Archivio di questa S. Congregazione, per un settennio e ad esperimento, salva sempre l'autorità degli Ordinari delle Diocesi, a norma dei SS. Canoni, non potendosi opporre niente in contrario.
Dato a Roma dalla S.C. dei Religiosi, il dì 7 Dicembre 1950
+ Card. Clemente Micara Pref.
P. Arcadio Larraona Segr.
Le Suore hanno, come fine generale, la santificazione propria, con l'osservanza, nella vita comune, dei tre voti semplici di ubbidienza, castità e povertà, secondo la Regola del Terz'Ordine Regolare di S. Francesco d'Assisi e le proprie Costituzioni; come fine speciale, l'educazione cristiana dei bimbi e delle bimbe negli Asili, nelle Scuole, e l'assistenza degli infermi negli Ospedali.
Avendo poi la Superiora Generale, con il suo Consiglio, rinnovato umilissime preghiere a Sua Santità Pio, per divina provvidenza, Papa XII, avvalorate dalle commendatizie degli Ordinari, perché si concedesse al suo Istituto, diffuso in molte diocesi, il decreto di lode e l'approvazione temporanea delle Costituzioni: essendo state accennate le predette preghiere, fin dal 29 Marzo 1946 dagli Em.mi e Rev.mi Signori Cardinali, preposti alla S. Congregazione dei Religiosi, rimettendo però la concessione del decreto, quando sarebbe aumentato il numero delle Suore.
L'Em.mo Sig. Card. Clemente Micara, Prefetto della S. Congregazione, diligentemente esaminato l'affare, avuto il voto dei Rev.mi Consultori, in forza delle speciali facoltà concesseGli, durante l'Anno Santo, dal S. Padre, con il presente Decreto, con alte parole, loda e raccomanda il predetto Istituto che si dichiara Congregazione di voti semplici, sotto il governo della Superiora Generale, da eleggersi ad ogni sei anni.
Inoltre approva e conferma le Costituzioni, redatte in lingua italiana, che sono conservate in autentico esemplare nell'Archivio di questa S. Congregazione, per un settennio e ad esperimento, salva sempre l'autorità degli Ordinari delle Diocesi, a norma dei SS. Canoni, non potendosi opporre niente in contrario.
Dato a Roma dalla S.C. dei Religiosi, il dì 7 Dicembre 1950
+ Card. Clemente Micara Pref.
P. Arcadio Larraona Segr.
Intanto si continuava ad aprire nuove case in Sicilia e Calabria (Pietraperzia, Albaneto, S. Pietro Apostolo, Curinga, Marausa, Villalba, Pietapaola) e il 27 Marzo 1953 il Papa nominava protettore della Congregazione il Card. Ernesto Ruffini, Arcivescovo di Palermo, che prendeva possesso della sua protettoria nell'Ottobre del 1955. Madre Annina volle incrementare gli studi sia fra gli ospiti dell'Istituto sia fra le suore, dall'Istituto, così, uscirono molte maestre d'asilo ed elementari, e vi furono le prime laureate. Fu acquistato il terreno accanto l'Istituto per la costruzione delle scuole e il 30 Ottobre 1955 la chiesa fu elevata a Santuario. Si aprirono i vari gradi di scuola sino all'Istituto Magistrale, legalmente riconosciuti.
Con Madre Annina la Congregazione solcò l'oceano. Il 24 Maggio 1954, infatti, chiamate dai missionari cappuccini, Madre Annina con sei suore volontarie salparono per il Brasile, dove giunsero l'8 Giugno, P. Cassiano da Villarosa e P. Agatangelo le presentarono al Card. Jaime de Barros Camara, arcivescovo di Rio de Janeiro, che lodò il coraggio dell'impresa. In attesa che fosse ultimata la costruzione della nuova casa, le suore furono accolte dalle suore alcantarine, che le aiutarono a conoscere la lingua e la cultura brasiliane. Il 18 Giugno 1954 tre suore andarono ad aprire una casa a Mantena, nello stato di Minas Gerais, chiamate dal missionario P. Giorgio Scarso. Il 10 Ottobre fu inaugurata la casa di Rio de Janeiro. Il 20 Novembre 1955 aprirono una casa a Jequitinhonha, il 2 Dicembre a Bapendì e il 4 Dicembre l'Istituto "Nostra Signora di Fàtima" a Mantena. Il 4 Marzo 1956 furono accolte dal vescovo le prime sei novizie brasiliane; il 26 Maggio Mons. Innocenzo Engelke donò alla Congregazione la casa e la chiesa costruite dalla Beata Francisca Paula (Nha Chica), che divenne Noviziato della Congregazione in Brasile. Seguendo il carisma del fondatore le suore in Brasile si dedicano all'educazione e l'accoglienza dei bambini, degli orfani, degli ammalati, anziani e poveri.
Le suore furono anche chiamate dal Card. Ruffini per prestare servizio presso il Collegio dei Fanciulli Mutilati a Palermo (1954-1975), presso l'Arcivescovato (1960-1967) e presso il Seminario Minore di Baida (1962-1967).
Nel Marzo 1955 fu inaugurata la "Squilla del Signore", organo informativo ufficiale della Congregazione, che sarà stampato sino al 1976.
Il 15 Ottobre 1957 fu celebrato, nella Casa Madre di Caltanissetta, il I Capitolo Generale della Congregazione, che trattò i temi riguardanti la pietà, lo studio e la disciplina. Fu eletta Madre Generale la stessa Madre Annina Ragusa. Nel Capitolo si sottolineò la necessità che tutte le suore avessero una preparazione spirituale e ascetica, oltre alla necessità di favorire gli studi di chi avesse mostrato particolari capacità. Il 4 Ottobre 1958 Madre Annina donò alle suore il manuale di preghiere Audi nos vocem meam, per l'uniformità nella preghiera e per accompagnare e incoraggiare le suore nella fatica e nei momenti di difficoltà.
Il 30 Agosto 1960, finalmente, il Papa S. Giovanni XXIII dava il decreto di lode, ultimo atto di riconoscimento ufficiale della Congregazione e l'approvazione definitiva delle Costituzioni. A ricordo dell'evento Madre Annina fece erigere nel giardino dell'Istituto il grande monumento, dedicato a S. Francesco d'Assisi.
Nel II Capitolo Generale, celebrato a Caltanissetta l'11 Aprile 1964, la Congregazione contava 55 case, di cui 49 in Italia, 5 in Brasile e 1 in Francia, con 136 suore di voti perpetui, 58 di voti temporanei, 14 novizie, 6 postulanti e 25 aspiranti.
Fu eletta Madre Generale Suor Vincenzina Frijia.
Con Madre Annina la Congregazione solcò l'oceano. Il 24 Maggio 1954, infatti, chiamate dai missionari cappuccini, Madre Annina con sei suore volontarie salparono per il Brasile, dove giunsero l'8 Giugno, P. Cassiano da Villarosa e P. Agatangelo le presentarono al Card. Jaime de Barros Camara, arcivescovo di Rio de Janeiro, che lodò il coraggio dell'impresa. In attesa che fosse ultimata la costruzione della nuova casa, le suore furono accolte dalle suore alcantarine, che le aiutarono a conoscere la lingua e la cultura brasiliane. Il 18 Giugno 1954 tre suore andarono ad aprire una casa a Mantena, nello stato di Minas Gerais, chiamate dal missionario P. Giorgio Scarso. Il 10 Ottobre fu inaugurata la casa di Rio de Janeiro. Il 20 Novembre 1955 aprirono una casa a Jequitinhonha, il 2 Dicembre a Bapendì e il 4 Dicembre l'Istituto "Nostra Signora di Fàtima" a Mantena. Il 4 Marzo 1956 furono accolte dal vescovo le prime sei novizie brasiliane; il 26 Maggio Mons. Innocenzo Engelke donò alla Congregazione la casa e la chiesa costruite dalla Beata Francisca Paula (Nha Chica), che divenne Noviziato della Congregazione in Brasile. Seguendo il carisma del fondatore le suore in Brasile si dedicano all'educazione e l'accoglienza dei bambini, degli orfani, degli ammalati, anziani e poveri.
Le suore furono anche chiamate dal Card. Ruffini per prestare servizio presso il Collegio dei Fanciulli Mutilati a Palermo (1954-1975), presso l'Arcivescovato (1960-1967) e presso il Seminario Minore di Baida (1962-1967).
Nel Marzo 1955 fu inaugurata la "Squilla del Signore", organo informativo ufficiale della Congregazione, che sarà stampato sino al 1976.
Il 15 Ottobre 1957 fu celebrato, nella Casa Madre di Caltanissetta, il I Capitolo Generale della Congregazione, che trattò i temi riguardanti la pietà, lo studio e la disciplina. Fu eletta Madre Generale la stessa Madre Annina Ragusa. Nel Capitolo si sottolineò la necessità che tutte le suore avessero una preparazione spirituale e ascetica, oltre alla necessità di favorire gli studi di chi avesse mostrato particolari capacità. Il 4 Ottobre 1958 Madre Annina donò alle suore il manuale di preghiere Audi nos vocem meam, per l'uniformità nella preghiera e per accompagnare e incoraggiare le suore nella fatica e nei momenti di difficoltà.
Il 30 Agosto 1960, finalmente, il Papa S. Giovanni XXIII dava il decreto di lode, ultimo atto di riconoscimento ufficiale della Congregazione e l'approvazione definitiva delle Costituzioni. A ricordo dell'evento Madre Annina fece erigere nel giardino dell'Istituto il grande monumento, dedicato a S. Francesco d'Assisi.
Nel II Capitolo Generale, celebrato a Caltanissetta l'11 Aprile 1964, la Congregazione contava 55 case, di cui 49 in Italia, 5 in Brasile e 1 in Francia, con 136 suore di voti perpetui, 58 di voti temporanei, 14 novizie, 6 postulanti e 25 aspiranti.
Fu eletta Madre Generale Suor Vincenzina Frijia.
L'Istituto Francisca Paula de Jesus a Rio de Janeiro
Madre Vincenzina si preoccupò molto dell'aspetto vocazionale, invitando le suore di tutte le case ad un'intensa azione vocazionale, con particolare attenzione a quelle ragazze che dimostravano particolare interesse alla spiritualità della Congregazione.
Realizzò l'aspirantato in Italia, aprì una nuova casa a Gela (10 Ottobre 1964) e iniziò (e quasi ultimò) la costruzione di un centro di spiritualità in Contrada Juculia a Caltanissetta.
Dieci mesi dopo la sua elezione (1965) partì per il Brasile, dove andò a visitare le case di Rio, Mantena e Baependì e dove inaugurò l'Istituto "Francisca Paula de Jesus" a Rio de Janeiro (1965). Di ritorno fece tappa a Herlies, per far visita alle suore, che operavano nella cittadina francese.
Il 24 Aprile 1966 iniziò la visita delle case italiane, che durò quasi due mesi. Tornò a Caltanissetta il 20 Giugno e il giorno dopo venne colpita da embolia, pochi giorni dopo, il 7 Luglio 1966 moriva, lasciando alle consorelle un'eredità spirituale grandissima, fatta di carità e umiltà.
Il III Capitolo Generale, convocato per il 15 Ottobre dello stesso anno, rielesse Madre Annina Ragusa.
Realizzò l'aspirantato in Italia, aprì una nuova casa a Gela (10 Ottobre 1964) e iniziò (e quasi ultimò) la costruzione di un centro di spiritualità in Contrada Juculia a Caltanissetta.
Dieci mesi dopo la sua elezione (1965) partì per il Brasile, dove andò a visitare le case di Rio, Mantena e Baependì e dove inaugurò l'Istituto "Francisca Paula de Jesus" a Rio de Janeiro (1965). Di ritorno fece tappa a Herlies, per far visita alle suore, che operavano nella cittadina francese.
Il 24 Aprile 1966 iniziò la visita delle case italiane, che durò quasi due mesi. Tornò a Caltanissetta il 20 Giugno e il giorno dopo venne colpita da embolia, pochi giorni dopo, il 7 Luglio 1966 moriva, lasciando alle consorelle un'eredità spirituale grandissima, fatta di carità e umiltà.
Il III Capitolo Generale, convocato per il 15 Ottobre dello stesso anno, rielesse Madre Annina Ragusa.
Un momento di festa alla Fr. Angelico Lipani School nelle Filippine
In questo secondo mandato, che durò altri 18 anni, Madre Annina dovette fare i conti con il rinnovamento conciliare, che non fu facile da affrontare, a causa dell'uscita di molte suore. La delicatezza della situazione richiese a Madre Annina uno sforzo particolare, si doveva ovviare alla mancanza di personale nelle case (per cui molte opere furono ridimensionate o chiuse) e cercare di arginare la defezione delle suore, per cui la Madre si mostrò più vicina e pronta sempre all'ascolto delle esigenze varie.
In questi anni furono chiuse 11 case in Italia e ne furono aperte 5 (Albi, Caltanissetta, Caltanissetta, Montedoro e Fontevivola), oltre a tre case in Sudamerica a Patos de Minas, Lagoa Formosa e Belo Horizonte.
La necessità di rinnovamento, alla luce dei documenti conciliari, richiedeva uno speciale studio per il rinnovamento delle Costituzioni, così Madre Annina inviò a tutte le suore un questionario, chiedendo di esprimere le loro idee e i loro consigli, in vista di un Capitolo straordinario, che avrebbe avuto come compito quello di redarre le nuove Costituzioni.
Il Capitolo si tenne a Caltanissetta dal 2 al 19 Agosto 1969, si discussero i vari temi, si rinnovarono quelle parti che necessitavano un adeguamento alle disposizioni conciliari e, il 20 Settembre, il testo, che si basava sul messaggio del Vangelo, sui documenti conciliari e sulla spiritualità francescana e del fondatore, fu inviato alla Sacra Congregazione del Religiosi per l'approvazione, che giunse il 10 Dicembre 1970.
Il testo era così diviso: 1- Costituzioni; 2- Direttorio; 3- Norme di Diritto Ecclesiastico e delle nostre Costituzioni; 4- Servizio verso le consorelle e competenze degli organi.
Nello stesso 1970 il noviziato sudamericano fu trasferito da Baependì nella nuova casa di Belo Horizonte, aperta l'anno prima, in una piccola casa guidata da Suor Arcangelina Guzzo. Successivamente il noviziato fu trasferito al bairro Santa Ines, sempre a Belo Horizonte.
Nel 1972, al V Capitolo Generale, le Costituzioni furono riviste e si meditò e studiò l'esortazione apostolica Evangelica testificatio di Paolo VI, sul rinnovamento della vita religiosa, alla luce degli insegnamenti del Concilio.
Furono indetti diversi corsi di aggiornamento, esercizi spirituali annuali per tutte le suore, visite più frequenti alle case filiali.
In quegli anni, a causa dei problemi di cui si disse sopra, la Sacra Congregazione dei Religiosi, dietro sollecitazioni esterne, inviò un assistente religioso per vigilare sul cammino intrapreso, sia in Italia che in Brasile. La presenza dell'assistente, tuttavia, non fu di alcuna utilità al sanamento di alcune divergenze sorte fra la sede generalizia e alcune case d'oltreoceano, poi risolte in seno alla stessa Congregazione, grazie all'opera piena di fede e di carità di Madre Annina.
In questi anni venne aperta la casa di preghiera a Palermo (1973), inaugurata la casa di preghiera di Juculia (1975) e avviata la sede generalizia a Roma (1978).
Il 21 Aprile 1978, in riconoscenza per l'opera instancabile svolta dalle suore in Brasile, Suor Matilde Galiano ricevette, a Ouro Preto, la medaglia d'onore e il diploma al merito civile.
Il VI Capitolo Generale fu il primo celebrato a Roma, nella sede di Via Prato Lauro 41, il 22 Agosto 1978.
Il 16 Aprile 1980 la sede generalizia si stabilì in via S. Alessandro 360 e il noviziato fu trasferito da Caltanissetta a Roma, in Via Prato Lauro, per garantire una migliore formazione spirituale e teologica, secondo le istruzioni conciliari, pontificie e della Sacra Congregazione.
L'8 Dicembre 1983 fu aperta la prima casa asiatica, a Manila nelle Filippine e, il 20 Aprile 1984 la prima casa in Bolivia, a Cochabamba.
Negli anni del suo secondo generalato, Madre Annina si prodigò soprattutto per la formazione spirituale e culturale delle suore, puntando più alla qualità che alla quantità, al termine del suo mandato la Congregazione contava 8 laureate, 31 insegnanti elementari e 60 maestre di scuola materna.
Madre Annina, in questi anni, lasciò alle suore un esempio di fede e di coraggio, di totale fiducia nella Provvidenza Divina, di apertura di cuore alla voce dello Spirito Santo. Con amore e dedizione servì la Congregazione, traghettandola al di là delle acque pericolose dei fermenti post conciliari, e donando alle suore gli strumenti per affrontare la nuova epoca.
Il VII Capitolo Generale, tenuto anch'esso a Roma, nella sede di Via S. Alessandro 360, il 15 Ottobre 1984 elesse Madre Giacinta Cammarata.
In questi anni furono chiuse 11 case in Italia e ne furono aperte 5 (Albi, Caltanissetta, Caltanissetta, Montedoro e Fontevivola), oltre a tre case in Sudamerica a Patos de Minas, Lagoa Formosa e Belo Horizonte.
La necessità di rinnovamento, alla luce dei documenti conciliari, richiedeva uno speciale studio per il rinnovamento delle Costituzioni, così Madre Annina inviò a tutte le suore un questionario, chiedendo di esprimere le loro idee e i loro consigli, in vista di un Capitolo straordinario, che avrebbe avuto come compito quello di redarre le nuove Costituzioni.
Il Capitolo si tenne a Caltanissetta dal 2 al 19 Agosto 1969, si discussero i vari temi, si rinnovarono quelle parti che necessitavano un adeguamento alle disposizioni conciliari e, il 20 Settembre, il testo, che si basava sul messaggio del Vangelo, sui documenti conciliari e sulla spiritualità francescana e del fondatore, fu inviato alla Sacra Congregazione del Religiosi per l'approvazione, che giunse il 10 Dicembre 1970.
Il testo era così diviso: 1- Costituzioni; 2- Direttorio; 3- Norme di Diritto Ecclesiastico e delle nostre Costituzioni; 4- Servizio verso le consorelle e competenze degli organi.
Nello stesso 1970 il noviziato sudamericano fu trasferito da Baependì nella nuova casa di Belo Horizonte, aperta l'anno prima, in una piccola casa guidata da Suor Arcangelina Guzzo. Successivamente il noviziato fu trasferito al bairro Santa Ines, sempre a Belo Horizonte.
Nel 1972, al V Capitolo Generale, le Costituzioni furono riviste e si meditò e studiò l'esortazione apostolica Evangelica testificatio di Paolo VI, sul rinnovamento della vita religiosa, alla luce degli insegnamenti del Concilio.
Furono indetti diversi corsi di aggiornamento, esercizi spirituali annuali per tutte le suore, visite più frequenti alle case filiali.
In quegli anni, a causa dei problemi di cui si disse sopra, la Sacra Congregazione dei Religiosi, dietro sollecitazioni esterne, inviò un assistente religioso per vigilare sul cammino intrapreso, sia in Italia che in Brasile. La presenza dell'assistente, tuttavia, non fu di alcuna utilità al sanamento di alcune divergenze sorte fra la sede generalizia e alcune case d'oltreoceano, poi risolte in seno alla stessa Congregazione, grazie all'opera piena di fede e di carità di Madre Annina.
In questi anni venne aperta la casa di preghiera a Palermo (1973), inaugurata la casa di preghiera di Juculia (1975) e avviata la sede generalizia a Roma (1978).
Il 21 Aprile 1978, in riconoscenza per l'opera instancabile svolta dalle suore in Brasile, Suor Matilde Galiano ricevette, a Ouro Preto, la medaglia d'onore e il diploma al merito civile.
Il VI Capitolo Generale fu il primo celebrato a Roma, nella sede di Via Prato Lauro 41, il 22 Agosto 1978.
Il 16 Aprile 1980 la sede generalizia si stabilì in via S. Alessandro 360 e il noviziato fu trasferito da Caltanissetta a Roma, in Via Prato Lauro, per garantire una migliore formazione spirituale e teologica, secondo le istruzioni conciliari, pontificie e della Sacra Congregazione.
L'8 Dicembre 1983 fu aperta la prima casa asiatica, a Manila nelle Filippine e, il 20 Aprile 1984 la prima casa in Bolivia, a Cochabamba.
Negli anni del suo secondo generalato, Madre Annina si prodigò soprattutto per la formazione spirituale e culturale delle suore, puntando più alla qualità che alla quantità, al termine del suo mandato la Congregazione contava 8 laureate, 31 insegnanti elementari e 60 maestre di scuola materna.
Madre Annina, in questi anni, lasciò alle suore un esempio di fede e di coraggio, di totale fiducia nella Provvidenza Divina, di apertura di cuore alla voce dello Spirito Santo. Con amore e dedizione servì la Congregazione, traghettandola al di là delle acque pericolose dei fermenti post conciliari, e donando alle suore gli strumenti per affrontare la nuova epoca.
Il VII Capitolo Generale, tenuto anch'esso a Roma, nella sede di Via S. Alessandro 360, il 15 Ottobre 1984 elesse Madre Giacinta Cammarata.
Un momento dell'incontro con S. Giovanni Paolo II, al termine delle celebrazioni del Centenario della Congregazione (15.10.1986)
Madre Giacinta, sin dall'inizio del suo generalato, volle impostare il suo lavoro soprattutto sulla formazione delle suore e sull'opera vocazionale, invitando le suore a un'intensa attività vocazionale, soprattutto con l'esempio della vita.
Il 15 Ottobre 1985 celebrò il Centenario della fondazione con solenni celebrazioni nella Casa Madre di Caltanissetta e in tutte le case della Congregazione, culminate nella solenne celebrazione in S. Pietro e nell'udienza privata e pubblica con il Papa S. Giovanni Paolo II (15.10.1986).
Fra il 1986 e il 1987 venne approvato il nuovo testo della Regola e del Direttorio, scritti "sulle tracce di spiritualità francescana dettataci dal nostro veneratissimo Padre Angelico Lipani" e adeguati alle esigenze dei tempi.
Insistendo sul valore della formazione spirituale e culturale, Madre Giacinta volle promuovere la vita di preghiera, raccomandando alle suore una spiritualità contemplativa completa, e volle il Progetto di formazione permanente, completo, dinamico, organico, diviso per settore. Incaricò una "ispettrice generale" di visitare tutte le scuole della Congregazione per provvedere agli adeguati aggiornamenti, tramite il Progetto educativo. Nominò una commissione per redarre l'Ordo Celebrandi Capituli.
Madre Giacinta visitò due volte le case del Sudamerica, che dimostrarono non solo una grande maturità spirituale ma anche la capacità di svolgere la missione di accoglienza ed assistenza a bambini, ammalati e anziani in modo magistrale. Concesse più autonomia alle case delle Filippine, per dare loro la possibilità di organizzarsi secondo le esigenze di quei luoghi. Promosse e accompagnò gli studi universitari delle suore.
Il 15 e 16 Dicembre 1995 volle un Convegno, tenutosi a Caltanissetta, sulla figura di Padre Angelico Lipani, come atto preliminare per studiare se fosse stata opportuna l'apertura di un processo di canonizzazione, dopo così tanti anni dalla morte. Il Convengo, a cui parteciparono valenti studiosi, quali Mons. Cataldo Naro, P. Calogero Peri, P. Salvatore Vacca, P. Gaspare Lo Nigro, don Giuseppe Sorce Lo Vullo, don Francesco Lomanto e i professori Angelo Sindoni, Giorgio Rossi e Pietro Borzomati, mise in luce, per la prima volta in maniera documentale, la vita, le opere e la spiritualità di P. Angelico, e si decise, con grande gioia, di chiedere il nulla osta per l'apertura del Processo. Gli atti del Convegno furono pubblicati l'anno seguente nel testo Angelico Lipani (vedi libri).
Nel IX Capitolo Generale, celebrato a Juculia dal 4 al 16 Agosto 1996, fu eletta Madre Generale Suor Celestina Dinarello.
Il 15 Ottobre 1985 celebrò il Centenario della fondazione con solenni celebrazioni nella Casa Madre di Caltanissetta e in tutte le case della Congregazione, culminate nella solenne celebrazione in S. Pietro e nell'udienza privata e pubblica con il Papa S. Giovanni Paolo II (15.10.1986).
Fra il 1986 e il 1987 venne approvato il nuovo testo della Regola e del Direttorio, scritti "sulle tracce di spiritualità francescana dettataci dal nostro veneratissimo Padre Angelico Lipani" e adeguati alle esigenze dei tempi.
Insistendo sul valore della formazione spirituale e culturale, Madre Giacinta volle promuovere la vita di preghiera, raccomandando alle suore una spiritualità contemplativa completa, e volle il Progetto di formazione permanente, completo, dinamico, organico, diviso per settore. Incaricò una "ispettrice generale" di visitare tutte le scuole della Congregazione per provvedere agli adeguati aggiornamenti, tramite il Progetto educativo. Nominò una commissione per redarre l'Ordo Celebrandi Capituli.
Madre Giacinta visitò due volte le case del Sudamerica, che dimostrarono non solo una grande maturità spirituale ma anche la capacità di svolgere la missione di accoglienza ed assistenza a bambini, ammalati e anziani in modo magistrale. Concesse più autonomia alle case delle Filippine, per dare loro la possibilità di organizzarsi secondo le esigenze di quei luoghi. Promosse e accompagnò gli studi universitari delle suore.
Il 15 e 16 Dicembre 1995 volle un Convegno, tenutosi a Caltanissetta, sulla figura di Padre Angelico Lipani, come atto preliminare per studiare se fosse stata opportuna l'apertura di un processo di canonizzazione, dopo così tanti anni dalla morte. Il Convengo, a cui parteciparono valenti studiosi, quali Mons. Cataldo Naro, P. Calogero Peri, P. Salvatore Vacca, P. Gaspare Lo Nigro, don Giuseppe Sorce Lo Vullo, don Francesco Lomanto e i professori Angelo Sindoni, Giorgio Rossi e Pietro Borzomati, mise in luce, per la prima volta in maniera documentale, la vita, le opere e la spiritualità di P. Angelico, e si decise, con grande gioia, di chiedere il nulla osta per l'apertura del Processo. Gli atti del Convegno furono pubblicati l'anno seguente nel testo Angelico Lipani (vedi libri).
Nel IX Capitolo Generale, celebrato a Juculia dal 4 al 16 Agosto 1996, fu eletta Madre Generale Suor Celestina Dinarello.
Mons. Alfredo Maria Garsìa, vescovo di Caltanissetta, e P. Gaspare Lo Nigro, vice-postulatore della Causa di Canonizzazione di P. Angelico.
Madre Celestina ha dovuto affrontare le difficoltà della grande crisi spirituale, che ha avuto il suo exploit alla fine degli anni '90, con grande fiducia nella Misericordia Divina ha affidato al Signore la sua missione e, coltivando nelle suore la preghiera e la formazione, ha cercato di evitare un eccessivo contagio della Congregazione; ha raccomandato lo studio delle Costituzioni e del Carisma della Congregazione, i ritiri, lo studio e la conoscenza della vita del fondatore P. Angelico Lipani.
Il 14 Gennaio 1997 si è aperta la prima missione africana ad Arusha, nella Tanzania. Nel secondo sessennio, inoltre, sono stati aperti i noviziati delle Filippine e della Tanzania.
Ottenendo il nulla osta dalla S. Sede, l'11 Ottobre 1997 la Congregazione ha potuto, finalmente, aprire il Processo di canonizzazione di P. Angelico Lipani, nella Cattedrale di Caltanissetta, presenziato dal vescovo Mons. Alfredo Maria Garsìa.
Gli anni del generalato di Madre Celestina sono stati permeati dallo spirito del Giubileo, la preparazione trinitaria prima (1997-1999), il grande evento nel 2000 (quasi tutte le suore poterono compiere un pellegrinaggio a Roma) e l'accoglienza dell'invito che il Papa S. Giovanni Paolo II aveva rivolto a tutta la Chiesa con la lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, che, a termine del Grande Giubileo, dava le direttive spirituali da seguire, affinché il 2000 non rimanesse soltanto una memoria nella storia. L'intento che si è preposta Madre Celestina è quella di rivitalizzare il Carisma del fondatore, approfittando dalla grazia del Processo diocesano, che è stata un'occasione per scoprire e riscoprire la figura di P. Angelico.
Il 9 Luglio 2001, si è concluso, nella Cattedrale di Caltanissetta, la fase diocesana del Processo di canonizzazione di P. Angelico e gli atti sono stati consegnati da P. Florio Tessari, postulatore, alla Congregazione per le Cause dei Santi.
Nel Luglio del 2005 si è celebrato il 50° Anniversario della presenza della Congregazione in Brasile e, accogliendo la richiesta delle case sudamericane, Madre Celestina ha eretto la Provincia di Nossa Senhora de Guadalupe, comprendente le 13 case brasiliane e le 2 boliviane, con la concessione di celebrare i capitoli provinciali.
Madre Celestina ha visitato le varie case sparse nel mondo per mettersi in ascolto delle varie esigenze e si è fatta coadiuvare dalla Vicaria Generale, da Suor Daniela Bognanni e da Suor Immacolata Genova per ravvivare la vita nelle varie comunità.
Nell'XI Capitolo Generale, il 7 Luglio 2008 è stata eletta Madre Generale Suor Arcangelina Guzzo.
Il 14 Gennaio 1997 si è aperta la prima missione africana ad Arusha, nella Tanzania. Nel secondo sessennio, inoltre, sono stati aperti i noviziati delle Filippine e della Tanzania.
Ottenendo il nulla osta dalla S. Sede, l'11 Ottobre 1997 la Congregazione ha potuto, finalmente, aprire il Processo di canonizzazione di P. Angelico Lipani, nella Cattedrale di Caltanissetta, presenziato dal vescovo Mons. Alfredo Maria Garsìa.
Gli anni del generalato di Madre Celestina sono stati permeati dallo spirito del Giubileo, la preparazione trinitaria prima (1997-1999), il grande evento nel 2000 (quasi tutte le suore poterono compiere un pellegrinaggio a Roma) e l'accoglienza dell'invito che il Papa S. Giovanni Paolo II aveva rivolto a tutta la Chiesa con la lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, che, a termine del Grande Giubileo, dava le direttive spirituali da seguire, affinché il 2000 non rimanesse soltanto una memoria nella storia. L'intento che si è preposta Madre Celestina è quella di rivitalizzare il Carisma del fondatore, approfittando dalla grazia del Processo diocesano, che è stata un'occasione per scoprire e riscoprire la figura di P. Angelico.
Il 9 Luglio 2001, si è concluso, nella Cattedrale di Caltanissetta, la fase diocesana del Processo di canonizzazione di P. Angelico e gli atti sono stati consegnati da P. Florio Tessari, postulatore, alla Congregazione per le Cause dei Santi.
Nel Luglio del 2005 si è celebrato il 50° Anniversario della presenza della Congregazione in Brasile e, accogliendo la richiesta delle case sudamericane, Madre Celestina ha eretto la Provincia di Nossa Senhora de Guadalupe, comprendente le 13 case brasiliane e le 2 boliviane, con la concessione di celebrare i capitoli provinciali.
Madre Celestina ha visitato le varie case sparse nel mondo per mettersi in ascolto delle varie esigenze e si è fatta coadiuvare dalla Vicaria Generale, da Suor Daniela Bognanni e da Suor Immacolata Genova per ravvivare la vita nelle varie comunità.
Nell'XI Capitolo Generale, il 7 Luglio 2008 è stata eletta Madre Generale Suor Arcangelina Guzzo.
Madre Arcangelina Guzzo, già dal Settembre 2008, ha iniziato la visita canonica in tutte le case, partendo da quelle della Sicilia. Si ricordano particolarmente la visita a Manila, a novembre, per la celebrazione del 25° Anniversario dell'arrivo delle Suore; il 25° della presenza in Bolivia e la partecipazione al I Capitolo Provinciale di Brasile e Bolivia.
Il 2 Dicembre 2009 è stata aperta una nuova casa in India, a Kollam.
L'organizzazione di convegni per conoscere la figura e il carisma del fondatore e della Congregazione hanno fatto da preparazione per la celebrazione del 125° Anniversario della Congregazione, si è studiata e riscoperta la vita di P. Angelico e delle prime suore, custodi del carisma originario.
Le celebrazioni del 125° Anniversario sono iniziato con un convegno da titolo La spiritualità di S. Francesco d'Assisi nella vita e attività apostolica del Servo di Dio P. Angelico Lipani, che si è tenuto nel Convento di S. Michele il 17 Ottobre 2009, e sono culminate con l'udienza generale e la celebrazione nella Cappella Papale della Basilica di S. Pietro il 13 Ottobre 2010, in quell'occasione il Papa Benedetto XVI, salutando le suore, ha loro rivolto queste parole: "nell'associarli alla (vostra) gioia per la ricorrenza giubilare dell'Istituto fondato dal Servo di Dio Angelico Lipani, auspico per ciascuno una rinnovata effusione di favori celesti, perché siano rafforzati i generosi propositi di testimonianza evangelica". In questo periodo è stato anche riattivato il notiziario della Congregazione, "Segni di Speranza".
Per coronare la celebrazione è stato, anche, pubblicato il libro Storia della Congregazione Suore Francescane del Signore, in cui don Francesco Lomanto, docente di Storia della Chiesa presso la facoltà teologica di Sicilia, ripercorre i 125 anni di grazia, che il Signore ha ispirato nel cuore di P. Angelico Lipani.
Il 2 Dicembre 2009 è stata aperta una nuova casa in India, a Kollam.
L'organizzazione di convegni per conoscere la figura e il carisma del fondatore e della Congregazione hanno fatto da preparazione per la celebrazione del 125° Anniversario della Congregazione, si è studiata e riscoperta la vita di P. Angelico e delle prime suore, custodi del carisma originario.
Le celebrazioni del 125° Anniversario sono iniziato con un convegno da titolo La spiritualità di S. Francesco d'Assisi nella vita e attività apostolica del Servo di Dio P. Angelico Lipani, che si è tenuto nel Convento di S. Michele il 17 Ottobre 2009, e sono culminate con l'udienza generale e la celebrazione nella Cappella Papale della Basilica di S. Pietro il 13 Ottobre 2010, in quell'occasione il Papa Benedetto XVI, salutando le suore, ha loro rivolto queste parole: "nell'associarli alla (vostra) gioia per la ricorrenza giubilare dell'Istituto fondato dal Servo di Dio Angelico Lipani, auspico per ciascuno una rinnovata effusione di favori celesti, perché siano rafforzati i generosi propositi di testimonianza evangelica". In questo periodo è stato anche riattivato il notiziario della Congregazione, "Segni di Speranza".
Per coronare la celebrazione è stato, anche, pubblicato il libro Storia della Congregazione Suore Francescane del Signore, in cui don Francesco Lomanto, docente di Storia della Chiesa presso la facoltà teologica di Sicilia, ripercorre i 125 anni di grazia, che il Signore ha ispirato nel cuore di P. Angelico Lipani.
Il monumento a P. Angelico, eretto nel cortile dell'Istituto di Caltanissetta inaugurato nel 1989
Superiore e Madri Generali
Come tutte le fondazioni, la Congregazione delle Suore Francescane del Signore iniziò dalla piccola casetta attigua al Santuario del Signore della Città, per poi espandersi, nel corso dei decenni, in varie parti del mondo. All'inizio, quindi, per circa 40 anni, non parliamo di Madri Generali ma di Superiore.
Suor Giuseppina Ruvolo, fu la prima superiora della fase primordiale dell'Istituto, ossia quella iniziata nel 1885 e conclusa il 9 Agosto del 1891, con la morte della stessa Suor Giuseppina. Fu un'anima santa e delicata, come testimonia l'unica foto che di lei ci è pervenuta.
Giuseppina nacque a Palermo il 3 Giugno 1839, primogenita di Antonino Ruvolo e Rosa Sveglia, e fu battezzata nella chiesa parrocchiale di S. Ippolito. All'età di 7 anni si trasferì con la famiglia a Caltanissetta, dove il padre aprì un negozio all'ingrosso nella Via dei Fondachi, oggi Corso Vittorio Emanuele.
Essendo la primogenita di 13 figli, Giuseppina si impegnò molto ad aiutare la mamma nel crescere ed educare i fratelli più piccoli, motivo per cui i genitori opposero un delicato ostacolo quando ella fece presente la sua volontà di consacrarsi al Signore. La morte della madre, il 13 Aprile 1872, sancì la definitiva (così allora parve) rinuncia di Giuseppina di seguire la vocazione a cui si sentiva chiamata.
Nel 1882 la sorella Felicia, sentendosi anch'essa chiamata alla vita consacrata, lasciò la casa paterna per recarsi a Catania dove si formò presso le Figlie della Carità, nel 1883 si consacrò al Signore con il nome di Suor Caterina e svolse il suo apostolato a Naro presso l'Istituto Immacolata Concezione.
Giuseppina, da parte sua, iniziò un cammino diverso, che le avrebbe permesso di accudire la famiglia, pur vivendo una consacrazione particolare, fu così che entrò a far parte del Terz'Ordine Francescano, diretto da P. Angelico Lipani, con sede presso la chiesetta del Signore della Città. Negli incontri con il direttore e nelle conferenze i poveri avevano un posto privilegiato nelle discussioni che si facevano, poiché a P. Angelico erano particolarmente cari quei poveri di spirito e di sostanze, che il Signore proclama beati.
Giuseppina, insieme alle altre terziarie, con animo coraggioso e umile si prodigò per raccogliere offerte per i poveri e, successivamente, per chiedere ai nisseni un generoso contributo per costruire un Istituto che potesse accogliere le orfane delle miniere.
Nel 1883 iniziò la costruzione delle poche stanzette del nascente Istituto, che fu inaugurato l'anno seguente, e Giuseppina era lì, con la sua dolcezza materna ad accogliere le prime dodici orfanelle.
Le ragazze venivano accudite dalle maestre, che le preparavano culturalmente, ma era necessaria la presenza di figure materne, che potessero essere per loro esempio e guida nella vita e nella fede, fu così che il 10 Settembre 1884 Giuseppina lasciò la casa paterna e si stabilì nel piccolo Istituto per diventare madre di quelle povere bambine, bisognose d'amore.
Aveva 45 anni ma conservava pienamente la giovinezza dell'anima e del corpo: entusiasmo per gli ideali più belli, gioia di vivere, freschezza ed esuberanza di energie, desiderio e fascino di perfezione e un cuore che conservava intatta la capacità d'amare e di donarsi.
A lei si unì la ventisettenne terziaria Grazia Pedano.
Insieme le due terziarie collaboravano per il bene di quelle fanciulle e per la gloria di Dio, "facevano del bene al prossimo senza aspettare l'applauso dell'uomo", umiltà e laboriosità, questo era l'esempio che ricevevano da P. Angelico e questa era la loro vita.
Svolgendo la loro missione sentirono la necessità di consacrarsi definitivamente al Signore e fecero presente a P. Angelico questa loro vocazione, il pio frate accolse benevolmente la loro offerta di vita e, dopo averle preparate, il 15 Ottobre 1885 Giuseppina e Grazia "indossarono una ruvida tunica di colore marrone, cinsero i fianchi con una bianca corda da cui pendeva la corona del rosario e con un velo nero, simbolo di consacrazione e di modestia, coprirono il capo e le spalle".
Nasceva così, nei volti splendenti d'amore di quelle due prime suore, la Congregazione.
Con grande amore Suor Giuseppina continuò ad accudire le orfanelle e per loro non esitò a questuare di porta in porta, chiedendo ai nisseni di aprire il loro cuore alle necessità di quelle creature, che pativano una condanna senza colpa. Nel 1888 Suor Grazia lasciò la vita religiosa e tornò in casa sua, Suor Giuseppina rimase da sola ma non si lasciò avvilire dalle difficoltà di dover gestire da sola la situazione e dalla pesante ingerenza della maestra Filomena Licitri, che amministrava i fondi durante la costruzione dell'Istituto.
Suor Giuseppina sopportava, insaccava tutto e non svuotava il sacco di sgarbi, di angherie e pettegolezzi con nessuno, neanche con P. Angelico, convinta che doveva aiutare e non affliggere e gravare di miserie umane l'apostolo della Città.
Le orfanelle, intanto, divennero sedici, Suor Giuseppina si affidò al Signore, la preghiera era il respiro della sua vita di contemplazione, genuflessa dinanzi al Santissimo, raccolta, pregava con le stesse parole di S. Francesco, a cui tanto si ispirava nella sua umile vita. P. Angelico, in un'annotazione, la definisce "piissima suora".
Quando il 18 Aprile 1891 morì il padre, Suor Giuseppina si recò in casa non per piangere il caro genitore defunto, ma per portare ai fratelli e alle sorelle la parola del conforto e l'abbraccio del Signore, che non ci lascia morti nel silenzio, ma ci chiama a vivere con Lui una vita senza dolori e senza fine.
Quelle parole che raccontavano delle gioie del Cielo, furono quasi una profezia. Nell'estate successiva Suor Giuseppina cominciò a sentirsi male, il 1 Agosto fu visitata dal medico, che la visitò continuamente in quei giorni.
Il 7 Agosto fece testamento e ricevette i sacramenti della Riconciliazione e l'Olio degli infermi. Il giorno successivo chiedette il Santo Viatico, ormai pronta per il suo incontro con il Signore. Le orfanelle accompagnarono in processione il Santissimo, portato da P. Angelico, assistendo a quell'ultimo atto d'amore fra Suor Giuseppina e il Signore e ricevendo dalla loro "madre" l'ultimo bacio.
All'alba del 9 Agosto il suo respiro si fa più affaticato, le sue condizioni peggiorano velocemente e alle 10, emettendo un lieve sospiro, china il capo e chiude gli occhi, per riaprirli dinanzi al Signore della Vita.
Molta gente partecipò alle sue esequie, tutti riconoscevano in lei la figura luminosa di una donna santa, che aveva lasciato tutto per ricevere quel centuplo promesso dal Signore quaggiù insieme alla Vita eterna.
Il corpo fu sepolto nel cimitero di S. Maria degli Angeli e sulla lapide furono incise queste parole:
Ruvolo Giuseppina fu Antonio di anni 53
Vergine esemplare volata al suo Celeste Sposo tra il pianto dei suoi il 9 Agosto 1891
Il 10 Ottobre 1969 il corpo fu riesumato e ritrovato intatto, composto in una nuova cassa fu trasferito nella tomba eretta dalla Congregazione delle Suore Francescane del Signore, dove attende la risurrezione.
Essendo la primogenita di 13 figli, Giuseppina si impegnò molto ad aiutare la mamma nel crescere ed educare i fratelli più piccoli, motivo per cui i genitori opposero un delicato ostacolo quando ella fece presente la sua volontà di consacrarsi al Signore. La morte della madre, il 13 Aprile 1872, sancì la definitiva (così allora parve) rinuncia di Giuseppina di seguire la vocazione a cui si sentiva chiamata.
Nel 1882 la sorella Felicia, sentendosi anch'essa chiamata alla vita consacrata, lasciò la casa paterna per recarsi a Catania dove si formò presso le Figlie della Carità, nel 1883 si consacrò al Signore con il nome di Suor Caterina e svolse il suo apostolato a Naro presso l'Istituto Immacolata Concezione.
Giuseppina, da parte sua, iniziò un cammino diverso, che le avrebbe permesso di accudire la famiglia, pur vivendo una consacrazione particolare, fu così che entrò a far parte del Terz'Ordine Francescano, diretto da P. Angelico Lipani, con sede presso la chiesetta del Signore della Città. Negli incontri con il direttore e nelle conferenze i poveri avevano un posto privilegiato nelle discussioni che si facevano, poiché a P. Angelico erano particolarmente cari quei poveri di spirito e di sostanze, che il Signore proclama beati.
Giuseppina, insieme alle altre terziarie, con animo coraggioso e umile si prodigò per raccogliere offerte per i poveri e, successivamente, per chiedere ai nisseni un generoso contributo per costruire un Istituto che potesse accogliere le orfane delle miniere.
Nel 1883 iniziò la costruzione delle poche stanzette del nascente Istituto, che fu inaugurato l'anno seguente, e Giuseppina era lì, con la sua dolcezza materna ad accogliere le prime dodici orfanelle.
Le ragazze venivano accudite dalle maestre, che le preparavano culturalmente, ma era necessaria la presenza di figure materne, che potessero essere per loro esempio e guida nella vita e nella fede, fu così che il 10 Settembre 1884 Giuseppina lasciò la casa paterna e si stabilì nel piccolo Istituto per diventare madre di quelle povere bambine, bisognose d'amore.
Aveva 45 anni ma conservava pienamente la giovinezza dell'anima e del corpo: entusiasmo per gli ideali più belli, gioia di vivere, freschezza ed esuberanza di energie, desiderio e fascino di perfezione e un cuore che conservava intatta la capacità d'amare e di donarsi.
A lei si unì la ventisettenne terziaria Grazia Pedano.
Insieme le due terziarie collaboravano per il bene di quelle fanciulle e per la gloria di Dio, "facevano del bene al prossimo senza aspettare l'applauso dell'uomo", umiltà e laboriosità, questo era l'esempio che ricevevano da P. Angelico e questa era la loro vita.
Svolgendo la loro missione sentirono la necessità di consacrarsi definitivamente al Signore e fecero presente a P. Angelico questa loro vocazione, il pio frate accolse benevolmente la loro offerta di vita e, dopo averle preparate, il 15 Ottobre 1885 Giuseppina e Grazia "indossarono una ruvida tunica di colore marrone, cinsero i fianchi con una bianca corda da cui pendeva la corona del rosario e con un velo nero, simbolo di consacrazione e di modestia, coprirono il capo e le spalle".
Nasceva così, nei volti splendenti d'amore di quelle due prime suore, la Congregazione.
Con grande amore Suor Giuseppina continuò ad accudire le orfanelle e per loro non esitò a questuare di porta in porta, chiedendo ai nisseni di aprire il loro cuore alle necessità di quelle creature, che pativano una condanna senza colpa. Nel 1888 Suor Grazia lasciò la vita religiosa e tornò in casa sua, Suor Giuseppina rimase da sola ma non si lasciò avvilire dalle difficoltà di dover gestire da sola la situazione e dalla pesante ingerenza della maestra Filomena Licitri, che amministrava i fondi durante la costruzione dell'Istituto.
Suor Giuseppina sopportava, insaccava tutto e non svuotava il sacco di sgarbi, di angherie e pettegolezzi con nessuno, neanche con P. Angelico, convinta che doveva aiutare e non affliggere e gravare di miserie umane l'apostolo della Città.
Le orfanelle, intanto, divennero sedici, Suor Giuseppina si affidò al Signore, la preghiera era il respiro della sua vita di contemplazione, genuflessa dinanzi al Santissimo, raccolta, pregava con le stesse parole di S. Francesco, a cui tanto si ispirava nella sua umile vita. P. Angelico, in un'annotazione, la definisce "piissima suora".
Quando il 18 Aprile 1891 morì il padre, Suor Giuseppina si recò in casa non per piangere il caro genitore defunto, ma per portare ai fratelli e alle sorelle la parola del conforto e l'abbraccio del Signore, che non ci lascia morti nel silenzio, ma ci chiama a vivere con Lui una vita senza dolori e senza fine.
Quelle parole che raccontavano delle gioie del Cielo, furono quasi una profezia. Nell'estate successiva Suor Giuseppina cominciò a sentirsi male, il 1 Agosto fu visitata dal medico, che la visitò continuamente in quei giorni.
Il 7 Agosto fece testamento e ricevette i sacramenti della Riconciliazione e l'Olio degli infermi. Il giorno successivo chiedette il Santo Viatico, ormai pronta per il suo incontro con il Signore. Le orfanelle accompagnarono in processione il Santissimo, portato da P. Angelico, assistendo a quell'ultimo atto d'amore fra Suor Giuseppina e il Signore e ricevendo dalla loro "madre" l'ultimo bacio.
All'alba del 9 Agosto il suo respiro si fa più affaticato, le sue condizioni peggiorano velocemente e alle 10, emettendo un lieve sospiro, china il capo e chiude gli occhi, per riaprirli dinanzi al Signore della Vita.
Molta gente partecipò alle sue esequie, tutti riconoscevano in lei la figura luminosa di una donna santa, che aveva lasciato tutto per ricevere quel centuplo promesso dal Signore quaggiù insieme alla Vita eterna.
Il corpo fu sepolto nel cimitero di S. Maria degli Angeli e sulla lapide furono incise queste parole:
Ruvolo Giuseppina fu Antonio di anni 53
Vergine esemplare volata al suo Celeste Sposo tra il pianto dei suoi il 9 Agosto 1891
Il 10 Ottobre 1969 il corpo fu riesumato e ritrovato intatto, composto in una nuova cassa fu trasferito nella tomba eretta dalla Congregazione delle Suore Francescane del Signore, dove attende la risurrezione.
Suor Veronica Guarneri, fu la prima superiora della seconda fase della Congregazione (quella che continua sino ad oggi senza soluzione di continuità), dal 1893 al 1899.
Nacque a Resuttano (CL) il 23 Luglio 1874 dalla famiglia Guarnieri e, lasciata nella ruota degli esposti, fu battezzata e rivelata come Vincenza Melissa. Ancora neonata fu mandata a Caltanissetta e fatta adottare da un falegname terziario francescano, Salvatore Guarneri, che era anche custode della chiesa del Signore della Città, e viveva poco distante da essa.
Vincenza che cresceva in quell'ambiente di viva fede, frequentando la chiesetta per il catechismo, un giorno fece presente ai genitori adottivi la sua volontà di entrare in Istituto, aveva appena 10 anni, e si distinse per la prontezza e l'esattezza nell'osservare le regole.
A 18 anni, dopo la morte di Suor Giuseppina Ruvolo, si presentò a P. Angelico, insieme ad altre due compagne d'Istituto, chiedendo di essere ammessa al Noviziato. P. Angelico la riconobbe "adorna di tutte le qualità di una buona religiosa e la giudicò degna di vestire l'abito francescano".
Nel 1893 fece la Professione assumendo il nome di Veronica.
In quel periodo il Comune di Caltanissetta istituisce la "cucina economica" per venire in aiuto ai poveri della città e la affida all'Istituto, Suor Veronica accoglie entusiasta la nuova missione e accoglie i poveri "li fa sedere nel refettorio e si gloria di servirli come propri padroni".
In una visita all'Istituto il vescovo, Mons. Zuccaro, rimane ammirato dalla carità e dalla fede con cui quelle suore vivono la loro vocazione e svolgono la loro missione. Conosciuta l'indole vivace ma buona, e il carattere fermo ma soave di Suor Veronica, la ritenne perfetta per assumere il governo della piccola Comunità e, nonostante le sue umili resistenze, la nominò superiora. La sua costituzione gracile le diede diversi problemi, perché la vita allora era dura e malagevole, ma non si perdette d'animo, e, con grande forza di spirito, continuò a vivere la sua vocazione, dando a tutte un esempio di abnegazione e sacrificio.
Volendo rendere più solenni le liturgie celebrate nella chiesa del Signore della Città, Suor Veronica imparò a suonare l'organo, acquistato dalla chiesa di S. Sebastiano, e, insieme alle consorelle, iniziò le orfanelle al canto, cosicché potessero accompagnarla durante le celebrazioni, nella gioia di quella preghiera cantata, che, come dice S. Agostino, vale per due.
Nel 1898 dovette consegnare al riposo eterno la giovane consorella, Suor Chiara, amata maestra delle Novizie, morta in tenera età.
Ma anche per lei era ormai giunto il tempo di incontrare il suo sposo. Nell'autunno del 1899 iniziò a sentirsi male, appena un mese prima della sua morte poté ricevere, con gioia immensa, l'attestato di riconoscimento da parte di Mons. Zuccaro.
Aggravatasi nei primi giorni di Novembre, a causa di un'ernia strozzata, fu costretta a letto, tormentata da atroci spasimi, senza mai lamentarsi.
Il 9 Novembre chiede di vedere le orfanelle, verso mezzogiorno la sua cameretta è piena di volti e di cuori, Suor Veronica le fa avvicinare una ad una, le saluta, le bacia, dona loro l'ultima carezza. "Servite il Signore, sorelle, servite il Signore in letizia" dice rivolta alle consorelle, poi ringrazia P. Angelico e aggiunge: "Con la benedizione del Signore l'Istituto progredirà". Detto questo, reclina il capo e dolcemente spira.
Vincenza che cresceva in quell'ambiente di viva fede, frequentando la chiesetta per il catechismo, un giorno fece presente ai genitori adottivi la sua volontà di entrare in Istituto, aveva appena 10 anni, e si distinse per la prontezza e l'esattezza nell'osservare le regole.
A 18 anni, dopo la morte di Suor Giuseppina Ruvolo, si presentò a P. Angelico, insieme ad altre due compagne d'Istituto, chiedendo di essere ammessa al Noviziato. P. Angelico la riconobbe "adorna di tutte le qualità di una buona religiosa e la giudicò degna di vestire l'abito francescano".
Nel 1893 fece la Professione assumendo il nome di Veronica.
In quel periodo il Comune di Caltanissetta istituisce la "cucina economica" per venire in aiuto ai poveri della città e la affida all'Istituto, Suor Veronica accoglie entusiasta la nuova missione e accoglie i poveri "li fa sedere nel refettorio e si gloria di servirli come propri padroni".
In una visita all'Istituto il vescovo, Mons. Zuccaro, rimane ammirato dalla carità e dalla fede con cui quelle suore vivono la loro vocazione e svolgono la loro missione. Conosciuta l'indole vivace ma buona, e il carattere fermo ma soave di Suor Veronica, la ritenne perfetta per assumere il governo della piccola Comunità e, nonostante le sue umili resistenze, la nominò superiora. La sua costituzione gracile le diede diversi problemi, perché la vita allora era dura e malagevole, ma non si perdette d'animo, e, con grande forza di spirito, continuò a vivere la sua vocazione, dando a tutte un esempio di abnegazione e sacrificio.
Volendo rendere più solenni le liturgie celebrate nella chiesa del Signore della Città, Suor Veronica imparò a suonare l'organo, acquistato dalla chiesa di S. Sebastiano, e, insieme alle consorelle, iniziò le orfanelle al canto, cosicché potessero accompagnarla durante le celebrazioni, nella gioia di quella preghiera cantata, che, come dice S. Agostino, vale per due.
Nel 1898 dovette consegnare al riposo eterno la giovane consorella, Suor Chiara, amata maestra delle Novizie, morta in tenera età.
Ma anche per lei era ormai giunto il tempo di incontrare il suo sposo. Nell'autunno del 1899 iniziò a sentirsi male, appena un mese prima della sua morte poté ricevere, con gioia immensa, l'attestato di riconoscimento da parte di Mons. Zuccaro.
Aggravatasi nei primi giorni di Novembre, a causa di un'ernia strozzata, fu costretta a letto, tormentata da atroci spasimi, senza mai lamentarsi.
Il 9 Novembre chiede di vedere le orfanelle, verso mezzogiorno la sua cameretta è piena di volti e di cuori, Suor Veronica le fa avvicinare una ad una, le saluta, le bacia, dona loro l'ultima carezza. "Servite il Signore, sorelle, servite il Signore in letizia" dice rivolta alle consorelle, poi ringrazia P. Angelico e aggiunge: "Con la benedizione del Signore l'Istituto progredirà". Detto questo, reclina il capo e dolcemente spira.
Suor Angelica Marotta, fu superiora dal 1899 al 1926. Nominata da Mons. Zuccaro.
Nacque a Piazza Armerina (EN) il 6 Settembre 1874 da Alfonso Marotta e Lucia Venturella e fu battezzata con il nome di Rachele. All'età di 10 anni si trasferì a Caltanissetta e fu una delle prime 12 ragazze accolte nell'Istituto, fondato da P. Angelico. Crebbe alla scuola di Suor Giuseppina Ruvolo e, alla morte di questa, appena diciassettenne si presentò a P. Angelico insieme ad altre due compagne, per chiedere di essere ammessa nel cammino vocazionale per diventare suora.
Non avendo il riconoscimento paterno dovette attendere sino al 9 Luglio 1898 per fare la professione nelle mani del vescovo Mons. Zuccaro, nel frattempo, però, visse come suora e si distinse, soprattutto, per la grande carità sia nei confronti delle orfanelle e delle ragazze accolte nell'Istituto, sia verso i bisognosi della città.
Vendette l'oro regalatole dal padre per aiutare l'Istituto e, come testimoniò la sig.ra Michelina Bellomo, appena sapeva di qualche sciagura o di qualche bisogno era la prima a soccorrere ed accorrere in aiuto.
Dopo la morte di Suor Veronica, nel 1899, fu nominata Superiora, e diresse l'Istituto con grande saggezza, pensando al bene sia delle suore che delle ragazze.
Fu lei a ricevere il testamento del fondatore morente e a promettere, a nome di tutte le suore, che avrebbe percorso la via della santità.
Durante gli anni del suo governo fu ingrandito l'Istituto con un'ampia zona ricreativa e furono aperte le prime due filiali: Sommatino (1924) e Delia (1926), Suor Angelica, con prudenza accolse l'invito del vescovo ad aprire nuove case ma, il suo atto di obbedienza, fu ricompensato con grandi benedizioni per tutta la Congregazione.
Dopo l'incidente che nel 1925 lasciò uccisi due bambini nel cortile dell'Istituto la sua salute cominciò a declinare, fino a quando, sentendosi ormai stanca, chiese al vescovo che il governo passasse a Suor Immacolata Lapaglia, che l'aveva coadiuvata negli ultimi tempi; il vescovo accolse la sua richiesta ma Suor Angelica mantenne il titolo di Superiora dell'Istituto di Caltanissetta.
Colpita da ictus, morì all'alba del 5 Luglio 1929.
Si disse di lei: "Era una madre per le suore, per le orfane, per i vicini e per tutti...Era bella, giovane, "sciacquata" e "tunna", era una madre per tutti".
Non avendo il riconoscimento paterno dovette attendere sino al 9 Luglio 1898 per fare la professione nelle mani del vescovo Mons. Zuccaro, nel frattempo, però, visse come suora e si distinse, soprattutto, per la grande carità sia nei confronti delle orfanelle e delle ragazze accolte nell'Istituto, sia verso i bisognosi della città.
Vendette l'oro regalatole dal padre per aiutare l'Istituto e, come testimoniò la sig.ra Michelina Bellomo, appena sapeva di qualche sciagura o di qualche bisogno era la prima a soccorrere ed accorrere in aiuto.
Dopo la morte di Suor Veronica, nel 1899, fu nominata Superiora, e diresse l'Istituto con grande saggezza, pensando al bene sia delle suore che delle ragazze.
Fu lei a ricevere il testamento del fondatore morente e a promettere, a nome di tutte le suore, che avrebbe percorso la via della santità.
Durante gli anni del suo governo fu ingrandito l'Istituto con un'ampia zona ricreativa e furono aperte le prime due filiali: Sommatino (1924) e Delia (1926), Suor Angelica, con prudenza accolse l'invito del vescovo ad aprire nuove case ma, il suo atto di obbedienza, fu ricompensato con grandi benedizioni per tutta la Congregazione.
Dopo l'incidente che nel 1925 lasciò uccisi due bambini nel cortile dell'Istituto la sua salute cominciò a declinare, fino a quando, sentendosi ormai stanca, chiese al vescovo che il governo passasse a Suor Immacolata Lapaglia, che l'aveva coadiuvata negli ultimi tempi; il vescovo accolse la sua richiesta ma Suor Angelica mantenne il titolo di Superiora dell'Istituto di Caltanissetta.
Colpita da ictus, morì all'alba del 5 Luglio 1929.
Si disse di lei: "Era una madre per le suore, per le orfane, per i vicini e per tutti...Era bella, giovane, "sciacquata" e "tunna", era una madre per tutti".
Madre Immacolata Lapaglia, prima Madre Generale della Congregazione dal 1926 al 1938. Nominata da Mons. Jacono.
Nacque a Caltanissetta il 19 Gennaio 1891 da Calogero Lapaglia e da Croce Beata, e fu battezzata con i nomi di Francesca Margherita Maria, in famiglia chiamata Checchina. Buona, dolce e affettuosa, era affabile verso tutti e di umore sempre allegro, diligente e attenta nello studio, sin dall'infanzia, si dimostrò, poi, assai intelligente con una particolare predilezione per la matematica.
Completati gli studi di scuola tecnica, il padre, non essendovi scuole ulteriori a Caltanissetta, la inviò presso il Collegio di Maria all'Olivella di Palermo, insieme alla sorella Ida, qui, accompagnata dalle suore, si recava a studiare all'Istituto "Margherita". Durante quegli anni Francesca mostrò grande rispetto e interesse per la vita religiosa, anche se non era ancora in lei definita la peculiarità della sua vocazione. Già prima di lei le sorelle Elvira e Agata si erano consacrate, la prima nelle Figlie della Carità, la seconda nelle Figlie di S. Anna, per cui la sorella Ida cercò di dissuaderla dal proposito confidatole, "per non lasciare il babbo e la mamma".
Nel 1911 conseguì il diploma di maestra elementare, con la gioia di chi, finalmente, può aiutare la famiglia nelle spese con il proprio lavoro, ma si preparavano per lei anni difficili, di privazioni e mortificazioni, inviata in zone rurali e isolate, costretta a vivere in luoghi angusti e poveri, Francesca non si perse d'animo, ma, con dedizione e amore, compì la sua missione di maestra non solo fra i bambini ma anche per gli adulti, portando la cultura e la fede in quei luoghi dimenticati.
In quel periodo confidò al padre il desiderio di consacrarsi al Signore, ma questi le oppose un netto rifiuto, che ella accolse con obbedienza e, quando la sorella minore Ida ebbe il permesso di consacrarsi fra le Figlie della Carità, offrì al Signore quella ulteriore sofferenza e non oppose la sua precedenza.
Nel 1921-22 fu chiamata ad insegnare presso una classe elementare nell'Istituto del Signore della Città; fu qui che, nel continuo contatto con quella realtà di vita, maturò la sua vocazione e si sentì finalmente a casa, pronta a pronunziare il suo fiat definitivo al Signore.
Dopo la morte del padre, chiese alla madre il consenso e, dopo un po' di resistenze, riuscì ad ottenerlo, il 9 Settembre 1922 fu ammessa come postulante e il 9 Dicembre vestì l'abito francescano, assumendo il nome di Suor Immacolata.
Un anno dopo, l'8 Dicembre 1923 fece la professione religiosa.
Da subito attirò l'attenzione della superiora Suor Angelica, che vedeva chiaramente le capacità della giovane suora e la sua profonda spiritualità, tanto che, negli ultimi anni del suo governo, delegò a lei sempre di più i suoi poteri amministrativi. Fu grazie al sostegno di Suor Immacolata, che Suor Angelica abbandonò le sue ultime reticenze ad aprire una nuova casa fuori Caltanissetta.
Il 22 Dicembre 1926, su richiesta della stessa Suor Angelica, fu nominata dal vescovo prima Madre Generale della Congregazione, che ormai aveva lasciato le mura dell'Istituto per espandersi altrove.
Madre Immacolata, fedele alla sua convinzione che l'elevazione spirituale delle suore e delle educande doveva andare di pari passo con quella culturale, promosse la nascita di associazioni di ragazze, favorite dall'Azione Cattolica, di scuole di catechismo. Volle che le suore partecipassero mensilmente al ritiro spirituale e iniziò la stesura delle nuove Costituzioni, scritte senza mai tradire il carisma del fondatore. Nel 1935 celebrò i 50 anni dalla Fondazione e, in quella occasione, sperava di ottenere l'approvazione della Santa Sede, che non arrivò, perché le Costituzioni furono considerate idee a un Istituto diocesano.
Con lei la Congregazione varcò i confini della Diocesi e della Sicilia e nuove case furono aperte in Sicilia e in Calabria. Madre Immacolata seguiva con attenzione e da vicino le varie realtà, cercando di far sentire la sua materna sollecitudine verso tutte le suore, fin quando nel 1936 cadde ammalata.
La malattia fu lunga e penosa, ma Madre Immacolata non perse mai la sua serenità e in silenzio e con il sorriso sopportò ogni sofferenza. Non voleva pesare sulla vita della Comunità e chiedeva alla suora che l'assisteva di andare a riposare quando la vedeva stanca, ma le sue condizioni, che si aggravavano sempre di più non permettevano di lasciarla sola se non per pochi minuti. Negli ultimi 40 giorni una febbre persistente la martoriò non lasciandola né il giorno né la notte, fece voto di offrirsi vittima per l'Istituto e per la Congregazione, e il suo lento Calvario si avviava lentamente verso la Croce. Nessuno voleva perderla, e incessantemente salivano al Cielo preghiere da parte delle suore, delle ragazze e del popolo, affinché il Signore sollevasse la Madre da quelle sofferenze. Costretta a letto si ricoprì di piaghe, ma mai si lamentò di alcun dolore.
Il 17 Agosto 1938 si aggravò, il medico visitandola disse che un minimo spostamento le sarebbe stato fatale, il dolore fu grande presso tutta la Comunità, si pregi pianse, ma la fine era vicina; il 19 Agosto, offrendo ancora tutta se stessa al Signore, rivolse le sue ultime parole alle suore: "Vi benedico - disse - e vi raccomando di essere buone, buone, buone e ubbidienti". Alle ore 23.45 spirava, ricevendo il premio per il dono totale che aveva fatto della sua vita al Signore e al prossimo.
Ai suoi funerali, celebrati il 21 Agosto, partecipò tutta la città, clero, istituti, nobili e gente semplice, tutti vollero dare l'ultimo saluto a Madre Immacolata, che lasciava in tutti un ricordo imperituro di fede e carità.
Completati gli studi di scuola tecnica, il padre, non essendovi scuole ulteriori a Caltanissetta, la inviò presso il Collegio di Maria all'Olivella di Palermo, insieme alla sorella Ida, qui, accompagnata dalle suore, si recava a studiare all'Istituto "Margherita". Durante quegli anni Francesca mostrò grande rispetto e interesse per la vita religiosa, anche se non era ancora in lei definita la peculiarità della sua vocazione. Già prima di lei le sorelle Elvira e Agata si erano consacrate, la prima nelle Figlie della Carità, la seconda nelle Figlie di S. Anna, per cui la sorella Ida cercò di dissuaderla dal proposito confidatole, "per non lasciare il babbo e la mamma".
Nel 1911 conseguì il diploma di maestra elementare, con la gioia di chi, finalmente, può aiutare la famiglia nelle spese con il proprio lavoro, ma si preparavano per lei anni difficili, di privazioni e mortificazioni, inviata in zone rurali e isolate, costretta a vivere in luoghi angusti e poveri, Francesca non si perse d'animo, ma, con dedizione e amore, compì la sua missione di maestra non solo fra i bambini ma anche per gli adulti, portando la cultura e la fede in quei luoghi dimenticati.
In quel periodo confidò al padre il desiderio di consacrarsi al Signore, ma questi le oppose un netto rifiuto, che ella accolse con obbedienza e, quando la sorella minore Ida ebbe il permesso di consacrarsi fra le Figlie della Carità, offrì al Signore quella ulteriore sofferenza e non oppose la sua precedenza.
Nel 1921-22 fu chiamata ad insegnare presso una classe elementare nell'Istituto del Signore della Città; fu qui che, nel continuo contatto con quella realtà di vita, maturò la sua vocazione e si sentì finalmente a casa, pronta a pronunziare il suo fiat definitivo al Signore.
Dopo la morte del padre, chiese alla madre il consenso e, dopo un po' di resistenze, riuscì ad ottenerlo, il 9 Settembre 1922 fu ammessa come postulante e il 9 Dicembre vestì l'abito francescano, assumendo il nome di Suor Immacolata.
Un anno dopo, l'8 Dicembre 1923 fece la professione religiosa.
Da subito attirò l'attenzione della superiora Suor Angelica, che vedeva chiaramente le capacità della giovane suora e la sua profonda spiritualità, tanto che, negli ultimi anni del suo governo, delegò a lei sempre di più i suoi poteri amministrativi. Fu grazie al sostegno di Suor Immacolata, che Suor Angelica abbandonò le sue ultime reticenze ad aprire una nuova casa fuori Caltanissetta.
Il 22 Dicembre 1926, su richiesta della stessa Suor Angelica, fu nominata dal vescovo prima Madre Generale della Congregazione, che ormai aveva lasciato le mura dell'Istituto per espandersi altrove.
Madre Immacolata, fedele alla sua convinzione che l'elevazione spirituale delle suore e delle educande doveva andare di pari passo con quella culturale, promosse la nascita di associazioni di ragazze, favorite dall'Azione Cattolica, di scuole di catechismo. Volle che le suore partecipassero mensilmente al ritiro spirituale e iniziò la stesura delle nuove Costituzioni, scritte senza mai tradire il carisma del fondatore. Nel 1935 celebrò i 50 anni dalla Fondazione e, in quella occasione, sperava di ottenere l'approvazione della Santa Sede, che non arrivò, perché le Costituzioni furono considerate idee a un Istituto diocesano.
Con lei la Congregazione varcò i confini della Diocesi e della Sicilia e nuove case furono aperte in Sicilia e in Calabria. Madre Immacolata seguiva con attenzione e da vicino le varie realtà, cercando di far sentire la sua materna sollecitudine verso tutte le suore, fin quando nel 1936 cadde ammalata.
La malattia fu lunga e penosa, ma Madre Immacolata non perse mai la sua serenità e in silenzio e con il sorriso sopportò ogni sofferenza. Non voleva pesare sulla vita della Comunità e chiedeva alla suora che l'assisteva di andare a riposare quando la vedeva stanca, ma le sue condizioni, che si aggravavano sempre di più non permettevano di lasciarla sola se non per pochi minuti. Negli ultimi 40 giorni una febbre persistente la martoriò non lasciandola né il giorno né la notte, fece voto di offrirsi vittima per l'Istituto e per la Congregazione, e il suo lento Calvario si avviava lentamente verso la Croce. Nessuno voleva perderla, e incessantemente salivano al Cielo preghiere da parte delle suore, delle ragazze e del popolo, affinché il Signore sollevasse la Madre da quelle sofferenze. Costretta a letto si ricoprì di piaghe, ma mai si lamentò di alcun dolore.
Il 17 Agosto 1938 si aggravò, il medico visitandola disse che un minimo spostamento le sarebbe stato fatale, il dolore fu grande presso tutta la Comunità, si pregi pianse, ma la fine era vicina; il 19 Agosto, offrendo ancora tutta se stessa al Signore, rivolse le sue ultime parole alle suore: "Vi benedico - disse - e vi raccomando di essere buone, buone, buone e ubbidienti". Alle ore 23.45 spirava, ricevendo il premio per il dono totale che aveva fatto della sua vita al Signore e al prossimo.
Ai suoi funerali, celebrati il 21 Agosto, partecipò tutta la città, clero, istituti, nobili e gente semplice, tutti vollero dare l'ultimo saluto a Madre Immacolata, che lasciava in tutti un ricordo imperituro di fede e carità.
Madre Annina Ragusa, Madre Generale dal 1938 al 1964. Nominata da Mons. Jacono e confermata nel I Capitolo Generale (15.10.1957).
Nacque ad Enna il 7 Giugno 1906 e, ultimate le scuole medie, si recò a Caltanissetta per frequentare l'Istituto Tecnico, presso il quale conseguì il diploma di ragioneria. Durante la sua permanenza in città, ebbe modo di conoscere ed apprezzare la Congregazione delle Suore Francescane del Signore e avvertì i primi segni della vocazione. L'incontro con Suor Angelica e Madre Immacolata la aiutò a discernere il volere di Dio sulla sua persona.
Dopo due anni di lotta con la famiglia, che era contraria, nel 1926 entrò come postulante a Delia, dove viveva la sorella Giovanna e il 1 Luglio 1927 passò a Caltanissetta. Il 19 Aprile 1928 nella cappella dell'Istituto vestì l'abito religioso, assumendo il nome di Suor Annina, e il 14 Dicembre 1929 fece la professione religiosa.
Da subito Madre Immacolata notò le sue doti di equilibrio, il senso di responsabilità, la profonda spiritualità e la scelse come collaboratrice nei lavori di amministrazione, affidandole anche importanti incarichi, come la sostituzione della maestra delle novizie, quando questa non c'era, la conduzione del laboratorio e varie supplenze.
Nel 1930 si diplomò maestra d'asilo e fu trasferita prima a Sutera e poi, come superiora, a Sommatino, da cui spesso tornava a Caltanissetta, per accudire alle novizie.
Negli ultimi tempi della malattia, accudì Madre Immacolata, e ricevette da lei il testimone, fu, infatti, nominata Madre Generale il giorno stesso dei funerali di Madre Immacolata, il 21 Agosto 1938.
Durante il suo generalato la Congregazione si espanse, fino a raggiungere, nel 1954, al di là dell'oceano, le terre brasiliane, con l'apertura di 5 case.
Madre Annina ebbe anche la gioia di vedere l'approvazione definitiva della Congregazione, con il decreto di lode di S. Giovanni XXIII, del 30 Agosto 1960.
Volle dare un forte stampo spirituale alla formazione delle suore, continuando sulle orme del Fondatore e di coloro che l'avevano preceduta, diede alle suore tutti gli strumenti per crescere nella fede e nella spiritualità, favorendo la preghiera (con il dono di un libro di preghiera) e la meditazione, con ritiri mensili. Donna di carità, non chiuse mai le porte dell'Istituto, e, soprattutto durante la guerra, raccomandò a tutte le case di accogliere sempre i poveri e i bisognosi.
Il 10 Ottobre 1957 celebrò il I Capitolo Generale della Congregazione, in cui fu eletta Madre Generale e l'11 Aprile 1964 il II Capitolo, in cui venne eletta Madre Vincenzina Frijia.
Entrambi i Capitoli furono incentrati sul tema della pietà, dello studio e della disciplina.
Negli anni del suo primo generalato (1938-1964) furono aperte 45 case.
Dopo la prematura morte di Madre Vincenzina, il 15 Ottobre 1966 si tenne il III Capitolo Generale, in cui fu rieletta Madre Annina, poi confermata nel V e nel VI. In questi anni Madre Annina dovette affrontare le questioni che poneva il rinnovamento conciliare, non senza difficoltà. Indisse qui un Capitolo Generale straordinario, il IV, che aveva come compito la revisione delle Costituzioni, adeguate alle disposizioni conciliari, dopo aver raccolto i suggerimenti provenienti dalle suore di tutte le case.
Il 10 Dicembre 1970 la Sacra Congregazione dei Religiosi approvava le Costituzioni revisionate.
Nonostante il grande impegno di Madre Annina per accompagnare tutte le suore nel cammino di rinnovamento conciliare, vi furono molte defezioni di suore e alcune case dovettero essere chiuse per mancanza di personale, con gran dolore della Madre e delle popolazioni locali, ma se ne aprirono altre, soprattutto nelle terre lontane come la Bolivia (1984).
Madre Annina cercò di curare molto, oltre l'aspetto spirituale, anche quello culturale, e parecchie suore conseguirono diplomi e lauree sia per l'insegnamento sia di teologia.
Avvicinandosi il VII Capitolo Generale, che non permetteva la rielezione di Madre Annina, ella scrisse una lettera di commiato, piena di umiltà, in cui si rimetteva completamente alla nuova Madre, chiedendo di non aver alcun privilegio per i lunghi anni di servizio prestati alla Congregazione. Il 15 Ottobre 1984 veniva eletta Madre Giacinta Cammarata.
Madre Annina si ritirava nella preghiera, vivendo santamente gli ultimi anni della sua vita. Morì a Roma il 17 Settembre 1990.
Dopo due anni di lotta con la famiglia, che era contraria, nel 1926 entrò come postulante a Delia, dove viveva la sorella Giovanna e il 1 Luglio 1927 passò a Caltanissetta. Il 19 Aprile 1928 nella cappella dell'Istituto vestì l'abito religioso, assumendo il nome di Suor Annina, e il 14 Dicembre 1929 fece la professione religiosa.
Da subito Madre Immacolata notò le sue doti di equilibrio, il senso di responsabilità, la profonda spiritualità e la scelse come collaboratrice nei lavori di amministrazione, affidandole anche importanti incarichi, come la sostituzione della maestra delle novizie, quando questa non c'era, la conduzione del laboratorio e varie supplenze.
Nel 1930 si diplomò maestra d'asilo e fu trasferita prima a Sutera e poi, come superiora, a Sommatino, da cui spesso tornava a Caltanissetta, per accudire alle novizie.
Negli ultimi tempi della malattia, accudì Madre Immacolata, e ricevette da lei il testimone, fu, infatti, nominata Madre Generale il giorno stesso dei funerali di Madre Immacolata, il 21 Agosto 1938.
Durante il suo generalato la Congregazione si espanse, fino a raggiungere, nel 1954, al di là dell'oceano, le terre brasiliane, con l'apertura di 5 case.
Madre Annina ebbe anche la gioia di vedere l'approvazione definitiva della Congregazione, con il decreto di lode di S. Giovanni XXIII, del 30 Agosto 1960.
Volle dare un forte stampo spirituale alla formazione delle suore, continuando sulle orme del Fondatore e di coloro che l'avevano preceduta, diede alle suore tutti gli strumenti per crescere nella fede e nella spiritualità, favorendo la preghiera (con il dono di un libro di preghiera) e la meditazione, con ritiri mensili. Donna di carità, non chiuse mai le porte dell'Istituto, e, soprattutto durante la guerra, raccomandò a tutte le case di accogliere sempre i poveri e i bisognosi.
Il 10 Ottobre 1957 celebrò il I Capitolo Generale della Congregazione, in cui fu eletta Madre Generale e l'11 Aprile 1964 il II Capitolo, in cui venne eletta Madre Vincenzina Frijia.
Entrambi i Capitoli furono incentrati sul tema della pietà, dello studio e della disciplina.
Negli anni del suo primo generalato (1938-1964) furono aperte 45 case.
Dopo la prematura morte di Madre Vincenzina, il 15 Ottobre 1966 si tenne il III Capitolo Generale, in cui fu rieletta Madre Annina, poi confermata nel V e nel VI. In questi anni Madre Annina dovette affrontare le questioni che poneva il rinnovamento conciliare, non senza difficoltà. Indisse qui un Capitolo Generale straordinario, il IV, che aveva come compito la revisione delle Costituzioni, adeguate alle disposizioni conciliari, dopo aver raccolto i suggerimenti provenienti dalle suore di tutte le case.
Il 10 Dicembre 1970 la Sacra Congregazione dei Religiosi approvava le Costituzioni revisionate.
Nonostante il grande impegno di Madre Annina per accompagnare tutte le suore nel cammino di rinnovamento conciliare, vi furono molte defezioni di suore e alcune case dovettero essere chiuse per mancanza di personale, con gran dolore della Madre e delle popolazioni locali, ma se ne aprirono altre, soprattutto nelle terre lontane come la Bolivia (1984).
Madre Annina cercò di curare molto, oltre l'aspetto spirituale, anche quello culturale, e parecchie suore conseguirono diplomi e lauree sia per l'insegnamento sia di teologia.
Avvicinandosi il VII Capitolo Generale, che non permetteva la rielezione di Madre Annina, ella scrisse una lettera di commiato, piena di umiltà, in cui si rimetteva completamente alla nuova Madre, chiedendo di non aver alcun privilegio per i lunghi anni di servizio prestati alla Congregazione. Il 15 Ottobre 1984 veniva eletta Madre Giacinta Cammarata.
Madre Annina si ritirava nella preghiera, vivendo santamente gli ultimi anni della sua vita. Morì a Roma il 17 Settembre 1990.
Madre Vincenzina Frijia, Madre Generale dal 1964 al 1966. Eletta nel II Capitolo Generale (11.4.1964).
Nasce a Curinga (prov. di Catanzaro) il 13 Giugno 1915 da Vincenzo ed Eleonora Frijia. Quarta dei cinque figli dei coniugi Frijia, Isabella , in religione Vincenzina, fin da giovanissima mostra segni di vocazione speciale verso il Bello e soprattutto verso il Signore Gesù.
Ancora bambina viene mandata a Montesoro, frazione di Filadelfia, dove, in casa dello zio Arciprete Vincenzo Frijia, inizia uno straordinario cammino di formazione alla santità. Con Lei c'è, oltre lo zio arciprete e la zia Isabella, sua cugina Maria Frijia.
Due anime che avvertono in pienezza la chiamata ad essere "Eco dell'Amore di Dio". L'una protesa verso la vita religiosa, l'altra, su consiglio successivo della prima, verso la vocazione familiare.
Bellissima oltreché gentile e di temperamento gioviale, Vincenzina conduce una vita serena e spensierata con spiccato amore per la musica ed il canto, tanto da essere chiamata dallo zio "il mio usignolo".
Cresciuta negli anni, ricorderà sempre quei tempi e ne farà tesoro per mostrare a tutti che è possibile vivere la gioia cristiana come dono da offrire a chi è solo e sfiduciato. Forte di questa gioia Isabella soccorre i poveri ed i bisognosi. Cosa che farà per tutta la vita, sia in Italia che all'estero quando andrà in Brasile ed in Francia per visitare le prime Case della Congregazione alla quale poi apparterrà.
A 18 anni , quando indossa il saio francescano per entrare nell'Istituto delle Suore Francescane del Signore, a Caltanissetta, ha già alle spalle un intensa preparazione spirituale ed una volontà decisa di abbracciare la vita religiosa.
Lo aveva già dimostrato qualche anno prima. A Curinga in mezzo alle consorelle della Confraternita dell'Immacolata. A Montesoro e ancora a Curinga , dove ebbe la fortuna di incontrare la Fondatrice dell' Ordine delle Francescane del Signore della città, Madre Immacolata La Paglia, in visita alla prima casa aperta in Calabria nel 1934, su espresso desiderio dell'allora Vescovo di Nicastro Mons. Eugenio Giambro. Decide senza indugio di entrare in Congregazione e una notte, come dirà lei stessa , le appare in sogno San Francesco D'assisi che, a conferma della sua vocazione , le sussurra:" entra , entra tra le Suore Francescane del Signore".
Il 24 Novembre del 1934 inizia il postulantato e il 29 Ottobre 1935 indossa l'abito. Nel ricordino farà stampare queste sue frasi: "Che Ti renderò o Signore , per la grazia si grande che mi concedi?" ed ancora : "Spogliata degli abiti del mondo e rivestita del prezioso saio di penitenza vivrò solo per Te!".
Dopo due anni di intensa formazione, il 2 Dicembre 1937 emette i voti solenni dinanzi al Vescovo Mons. Giovanni Jacono. Giorno 4 Ottobre del 1943, festa di San Francesco d'Assisi emette quelli perpetui. Dal quel momento è tutto un incalzare di fervente apostolato a favore di quanti le chiedano "ragione" della sua fede, i poveri, gli ammalati, verso le consorelle che educherà, da maestra delle novizie, in maniera del tutto straordinaria. Tutte le suore che la ricordano in veste educativa ne avvertono ancora un esaltante fascino di spiritualità. Soccorre i militari feriti quale crocerossina durante il conflitto mondiale. Quando verrà il Capo dello Stato in Sicilia per visitare l'ospedale militare di Caltanissetta, Madre Vincenzina e pronta ed operosa nelle corsie dei malati.
Gioviale e discreta, entusiasta e mite, si mostra sempre disponibile nel servizio e nella missione propria di una religiosa di altro tenore morale ed umano.
Madre Vincenzina ebbe la stima e l'affetto di tutta la Congregazione che l'annoverò per più anni come segretaria generale e poi come vicaria generale. Fu l'intuizione dell'allora Superiora Generale Madre Annina Ragusa a sostenerne fortemente l'elezione a terza Madre Generale. Erano gli anni del Concilio Vaticano II e quella nomina veniva proprio a cementare un impegno a continuare in sintonia con le novità di una Chiesa che si rinnovava nelle linee pastorali e nella presenza nel mondo.
L'umile Suor Vincenzina fu all'altezza della chiamata, superando ogni attesa ed ogni previsione. Da Madre Generale portò avanti il Carisma del Fondatore, con una chiarezza ed una lungimiranza che, ancora oggi, sanno dell' eroico. Ed eroica fu Madre Vincenzina. Nonostante le precarie condizioni di salute, girò tutta la Congregazione. Dal Brasile alla Francia, preparando una strada oggi fiorente verso le Filippine e la Bolivia.
Il tutto in appena due anni e quattro mesi di generalato. Anni di instancabile attività missionaria e culturale. Per suo merito vengono ottenute le parifiche per le scuole gestite dalla congregazione e si aprono nuove case in Sicilia ed in Brasile. A Caltanissetta viene ottenuta la parifica dell' Istituto magistrale esistente presso la Casa Madre. A Rio De Janeiro viene inaugurato l'Istituto Francisca Paula de Jesus, sempre in Brasile vengono aperti due orfanotrofi e due ospedali.
A Caltanissetta Madre Vincenzina realizza l'Aspirantato; inizia e porta quasi a termine una grande Casa di accoglienza in Contrada Juculia, adibita oggi anche quale Centro per Ritiri Spirituali e Convegni.
Alle quattro del 21 Giugno 1966 viene colpita da un'embolia. Dopo un breve ed apparente tranquillo decorso del male, il 7 luglio Suor Vincenzina vola in cielo, prima di morire aveva promesso di offrire ogni sofferenza e tutta se stessa al Signore ed al Papa.
tratto da Eco dell'Amore di Dio di Vito Cesareo, nipote di M. Vincenzina.
Ancora bambina viene mandata a Montesoro, frazione di Filadelfia, dove, in casa dello zio Arciprete Vincenzo Frijia, inizia uno straordinario cammino di formazione alla santità. Con Lei c'è, oltre lo zio arciprete e la zia Isabella, sua cugina Maria Frijia.
Due anime che avvertono in pienezza la chiamata ad essere "Eco dell'Amore di Dio". L'una protesa verso la vita religiosa, l'altra, su consiglio successivo della prima, verso la vocazione familiare.
Bellissima oltreché gentile e di temperamento gioviale, Vincenzina conduce una vita serena e spensierata con spiccato amore per la musica ed il canto, tanto da essere chiamata dallo zio "il mio usignolo".
Cresciuta negli anni, ricorderà sempre quei tempi e ne farà tesoro per mostrare a tutti che è possibile vivere la gioia cristiana come dono da offrire a chi è solo e sfiduciato. Forte di questa gioia Isabella soccorre i poveri ed i bisognosi. Cosa che farà per tutta la vita, sia in Italia che all'estero quando andrà in Brasile ed in Francia per visitare le prime Case della Congregazione alla quale poi apparterrà.
A 18 anni , quando indossa il saio francescano per entrare nell'Istituto delle Suore Francescane del Signore, a Caltanissetta, ha già alle spalle un intensa preparazione spirituale ed una volontà decisa di abbracciare la vita religiosa.
Lo aveva già dimostrato qualche anno prima. A Curinga in mezzo alle consorelle della Confraternita dell'Immacolata. A Montesoro e ancora a Curinga , dove ebbe la fortuna di incontrare la Fondatrice dell' Ordine delle Francescane del Signore della città, Madre Immacolata La Paglia, in visita alla prima casa aperta in Calabria nel 1934, su espresso desiderio dell'allora Vescovo di Nicastro Mons. Eugenio Giambro. Decide senza indugio di entrare in Congregazione e una notte, come dirà lei stessa , le appare in sogno San Francesco D'assisi che, a conferma della sua vocazione , le sussurra:" entra , entra tra le Suore Francescane del Signore".
Il 24 Novembre del 1934 inizia il postulantato e il 29 Ottobre 1935 indossa l'abito. Nel ricordino farà stampare queste sue frasi: "Che Ti renderò o Signore , per la grazia si grande che mi concedi?" ed ancora : "Spogliata degli abiti del mondo e rivestita del prezioso saio di penitenza vivrò solo per Te!".
Dopo due anni di intensa formazione, il 2 Dicembre 1937 emette i voti solenni dinanzi al Vescovo Mons. Giovanni Jacono. Giorno 4 Ottobre del 1943, festa di San Francesco d'Assisi emette quelli perpetui. Dal quel momento è tutto un incalzare di fervente apostolato a favore di quanti le chiedano "ragione" della sua fede, i poveri, gli ammalati, verso le consorelle che educherà, da maestra delle novizie, in maniera del tutto straordinaria. Tutte le suore che la ricordano in veste educativa ne avvertono ancora un esaltante fascino di spiritualità. Soccorre i militari feriti quale crocerossina durante il conflitto mondiale. Quando verrà il Capo dello Stato in Sicilia per visitare l'ospedale militare di Caltanissetta, Madre Vincenzina e pronta ed operosa nelle corsie dei malati.
Gioviale e discreta, entusiasta e mite, si mostra sempre disponibile nel servizio e nella missione propria di una religiosa di altro tenore morale ed umano.
Madre Vincenzina ebbe la stima e l'affetto di tutta la Congregazione che l'annoverò per più anni come segretaria generale e poi come vicaria generale. Fu l'intuizione dell'allora Superiora Generale Madre Annina Ragusa a sostenerne fortemente l'elezione a terza Madre Generale. Erano gli anni del Concilio Vaticano II e quella nomina veniva proprio a cementare un impegno a continuare in sintonia con le novità di una Chiesa che si rinnovava nelle linee pastorali e nella presenza nel mondo.
L'umile Suor Vincenzina fu all'altezza della chiamata, superando ogni attesa ed ogni previsione. Da Madre Generale portò avanti il Carisma del Fondatore, con una chiarezza ed una lungimiranza che, ancora oggi, sanno dell' eroico. Ed eroica fu Madre Vincenzina. Nonostante le precarie condizioni di salute, girò tutta la Congregazione. Dal Brasile alla Francia, preparando una strada oggi fiorente verso le Filippine e la Bolivia.
Il tutto in appena due anni e quattro mesi di generalato. Anni di instancabile attività missionaria e culturale. Per suo merito vengono ottenute le parifiche per le scuole gestite dalla congregazione e si aprono nuove case in Sicilia ed in Brasile. A Caltanissetta viene ottenuta la parifica dell' Istituto magistrale esistente presso la Casa Madre. A Rio De Janeiro viene inaugurato l'Istituto Francisca Paula de Jesus, sempre in Brasile vengono aperti due orfanotrofi e due ospedali.
A Caltanissetta Madre Vincenzina realizza l'Aspirantato; inizia e porta quasi a termine una grande Casa di accoglienza in Contrada Juculia, adibita oggi anche quale Centro per Ritiri Spirituali e Convegni.
Alle quattro del 21 Giugno 1966 viene colpita da un'embolia. Dopo un breve ed apparente tranquillo decorso del male, il 7 luglio Suor Vincenzina vola in cielo, prima di morire aveva promesso di offrire ogni sofferenza e tutta se stessa al Signore ed al Papa.
tratto da Eco dell'Amore di Dio di Vito Cesareo, nipote di M. Vincenzina.
Madre Annina Ragusa, Madre Generale dal 1966 al 1984. Eletta nel III Capitolo Generale (15.10.1966) e rieletta nel V e nel VI.
vedi sopra
vedi sopra
Madre Giacinta Cammarata, Madre Generale dal 1984 al 1996. Eletta nel VII Capitolo Generale (15.10.1984) e rieletta nell'VIII.
Nacque a Sommatino (CL) l'8 Giugno 1919, entrò in Congregazione il 1 Maggio 1937 e indossò l'abito religioso il 2 Dicembre successivo. Emise la professione temporanea il 7 Dicembre 1937. Rimasta alla Casa Madre per studiare, conseguì il diploma di insegnante di scuola materna nel 1941 ed è stata inviata per uno anno ad Acquaviva Platani come maestra d'asilo. Tornata alla Casa Madre, il 10 Febbraio 1945 ha emesso la professione perpetua e, nello stesso anno, ha conseguito il diploma di maestra elementare.
E' stata inviata come insegnante a Catanzaro per tre anni e poi ad Albaneto, come superiora, sino al 22 Agosto 1957, quando è stata eletta segretaria generale. Il 15 Ottobre 1966 è stata eletta Vicaria Generale.
Dopo il Capitolo del 1972 come superiora della casa di Via Nomentana a Roma e, il 21 Maggio 1979 come superiora regionale in Brasile.
Il 15 Ottobre 1984 è stata eletta Madre Generale e riconfermata nel successivo Capitolo.
Durante i dodici anno del suo generalato ha celebrato il Centenario della Fondazione della Congregazione, ha coltivato soprattutto l'aspetto vocazionale e formativo delle suore e delle scuole da esse tenute, e ha iniziato il cammino preparativo per l'apertura del Processo di canonizzazione di P. Angelico.
Terminato il suo mandato, il 14 Gennaio 1997 è partita alla volta della Tanzania, dove ha aperto la prima casa africana ad Arusha.
Tornata in Italia per motivi di salute, si curò alcuni mesi a Roma e andò, poi, nella casa di Juculia per riposare.
Colpita da ictus nel 2002, fu trasferita nella casa di Mussomeli (CL), dove trascorse gli ultimi anni di vita e morì l'8 Gennaio 2006.
E' stata inviata come insegnante a Catanzaro per tre anni e poi ad Albaneto, come superiora, sino al 22 Agosto 1957, quando è stata eletta segretaria generale. Il 15 Ottobre 1966 è stata eletta Vicaria Generale.
Dopo il Capitolo del 1972 come superiora della casa di Via Nomentana a Roma e, il 21 Maggio 1979 come superiora regionale in Brasile.
Il 15 Ottobre 1984 è stata eletta Madre Generale e riconfermata nel successivo Capitolo.
Durante i dodici anno del suo generalato ha celebrato il Centenario della Fondazione della Congregazione, ha coltivato soprattutto l'aspetto vocazionale e formativo delle suore e delle scuole da esse tenute, e ha iniziato il cammino preparativo per l'apertura del Processo di canonizzazione di P. Angelico.
Terminato il suo mandato, il 14 Gennaio 1997 è partita alla volta della Tanzania, dove ha aperto la prima casa africana ad Arusha.
Tornata in Italia per motivi di salute, si curò alcuni mesi a Roma e andò, poi, nella casa di Juculia per riposare.
Colpita da ictus nel 2002, fu trasferita nella casa di Mussomeli (CL), dove trascorse gli ultimi anni di vita e morì l'8 Gennaio 2006.
Madre Celestina Dinarello, Madre Generale dal 1996 al 2008. Eletta nel IX Capitolo Generale (12.8.1996) e rieletta nel X.
Madre Arcangelina Guzzo, Madre Generale dal 2008 al 2018, eletta nell'XI Capitolo Generale (7.7.2008) e rieletta nel XII.
Madre Priscilla Dutra Moreira, Madre Generale dal 2018, eletta nel XIII Capitolo Generale (10.11.2018).
Piccoli fiori nel giardino del Signore: figure di santità quotidiana
Come in ogni esperienza religiosa e spirituale, anche la Congregazione delle Suore Francescane del Signore è costellata da figure di santità quotidiana, tante suore che, mantenendo la promessa fatta al Fondatore, hanno cercato la santità nella vita di ogni giorno.
Qui ne vogliamo ricordare alcune.
Qui ne vogliamo ricordare alcune.
Suor Chiara Tuzzé nacque a Bompensiere (CL) il 6 Aprile 1875 da Salvatore e Anna Maria Diliberto e fu battezzata lo stesso giorno nella chiesa parrocchiale del Ss. Crocifisso, con il nome di Lucia. Era la quinta figlia di una umile famiglia di contadini.
Ammalatosi il padre e non potendo più lavorare, la mamma andò nei campi per raccogliere spighe, in modo da poter portare a casa qualche soldo. Il parroco del paese, considerate le necessità della famiglia e l'intelligenza della piccola Lucia, nel 1885 la inviò a Caltanissetta, dove fu accolta nel nascente Istituto del Signore della Città, l'anno dopo il padre della bambina moriva.
Dopo la morte di Suor Giuseppina Ruvolo, Lucia fu una delle tre ragazze che si presentarono a P. Angelico per chiedergli di essere ammesse al noviziato, aveva 17 anni e l'anno successivo faceva la sua professione, assumendo il nome di Suor Chiara e costituendo, insieme a Suor Veronica e Suor Angelica, il primo nucleo continuo della Congregazione.
Di animo gentile e spiritualmente forte, fu ritenuta idonea, soprattutto per la sua vita esemplare, e nel 1896 fu nominata maestra delle novizie. Ad esse non parlava d'imitazione o somiglianza, ma di conformità generosa a Cristo povero a Bettlemme, umile in Croce, presente ma abbandonato nell'Eucaristia. Era pia, amabile, prudente, si distinse per modestia, gentilezza, obbedienza e ogni altra virtù, ricevendo il plauso del vescovo per la sua missione fra le novizie.
Esortava con le parole e con l'esempio le ragazze a dedicarsi alla contemplazione e all'azione, a permeare l'una con l'altra, senza mai dimenticare l'umiltà francescana, che si attua nella donazione generosa di sé al Signore e ai fratelli. Come sorella e madre comprendeva le novizie e le sorreggeva nelle difficoltà, le confortava nelle stanchezze, le compativa nelle debolezze, le illuminava con la sua vita.
A metà Settembre del 1898 un incidente capita nella chiesa del Signore della Città, durante le Sante Quarantore, infatti, fra i veli e i fiori di carta dell'apparato divampano le fiamme, suor Chiara, che aveva preparato tutto, ne rimane scossa, e da quel giorno inizia a stare male, forse anche per il fumo che ha inalato.
Le sue condizioni sono assai delicate, la superiora e P. Angelico la consigliano di rimanere a letto, una tossa, dapprima leggera, presto diviene forte e frequente, e le tracce di sangue non tardano a presentarsi.
Ormai giacendo nel suo letto di sofferenza, alla sorella che le annuncia di essere incinta e di voler lei come madrina, annuncia che non ci sarà più quando il bambino nascerà e che Suor Angelica potrà far da madrina in sua vece. E così fu.
La mattina dell'8 Novembre 1898, dopo un acuirsi del male che l'aveva devastata in un mese e mezzo, chiuse gli occhi per riaprirli nella Gloria del Signore. Fu sepolta nella nuda terra, povera fra i poveri.
Suor Chiara aveva dedicato la sua breve esistenza al servizio del Signore e del prossimo, accogliendo il carisma, ispirato dallo Spirito Santo a P. Angelico, vivendo pienamente e veramente il suo essere cristiana e il suo essere francescana.
La sua morte prematura lasciò un vuoto nella Congregazione e in P. Angelico, che in lei aveva visto una bella speranza di santità.
Ammalatosi il padre e non potendo più lavorare, la mamma andò nei campi per raccogliere spighe, in modo da poter portare a casa qualche soldo. Il parroco del paese, considerate le necessità della famiglia e l'intelligenza della piccola Lucia, nel 1885 la inviò a Caltanissetta, dove fu accolta nel nascente Istituto del Signore della Città, l'anno dopo il padre della bambina moriva.
Dopo la morte di Suor Giuseppina Ruvolo, Lucia fu una delle tre ragazze che si presentarono a P. Angelico per chiedergli di essere ammesse al noviziato, aveva 17 anni e l'anno successivo faceva la sua professione, assumendo il nome di Suor Chiara e costituendo, insieme a Suor Veronica e Suor Angelica, il primo nucleo continuo della Congregazione.
Di animo gentile e spiritualmente forte, fu ritenuta idonea, soprattutto per la sua vita esemplare, e nel 1896 fu nominata maestra delle novizie. Ad esse non parlava d'imitazione o somiglianza, ma di conformità generosa a Cristo povero a Bettlemme, umile in Croce, presente ma abbandonato nell'Eucaristia. Era pia, amabile, prudente, si distinse per modestia, gentilezza, obbedienza e ogni altra virtù, ricevendo il plauso del vescovo per la sua missione fra le novizie.
Esortava con le parole e con l'esempio le ragazze a dedicarsi alla contemplazione e all'azione, a permeare l'una con l'altra, senza mai dimenticare l'umiltà francescana, che si attua nella donazione generosa di sé al Signore e ai fratelli. Come sorella e madre comprendeva le novizie e le sorreggeva nelle difficoltà, le confortava nelle stanchezze, le compativa nelle debolezze, le illuminava con la sua vita.
A metà Settembre del 1898 un incidente capita nella chiesa del Signore della Città, durante le Sante Quarantore, infatti, fra i veli e i fiori di carta dell'apparato divampano le fiamme, suor Chiara, che aveva preparato tutto, ne rimane scossa, e da quel giorno inizia a stare male, forse anche per il fumo che ha inalato.
Le sue condizioni sono assai delicate, la superiora e P. Angelico la consigliano di rimanere a letto, una tossa, dapprima leggera, presto diviene forte e frequente, e le tracce di sangue non tardano a presentarsi.
Ormai giacendo nel suo letto di sofferenza, alla sorella che le annuncia di essere incinta e di voler lei come madrina, annuncia che non ci sarà più quando il bambino nascerà e che Suor Angelica potrà far da madrina in sua vece. E così fu.
La mattina dell'8 Novembre 1898, dopo un acuirsi del male che l'aveva devastata in un mese e mezzo, chiuse gli occhi per riaprirli nella Gloria del Signore. Fu sepolta nella nuda terra, povera fra i poveri.
Suor Chiara aveva dedicato la sua breve esistenza al servizio del Signore e del prossimo, accogliendo il carisma, ispirato dallo Spirito Santo a P. Angelico, vivendo pienamente e veramente il suo essere cristiana e il suo essere francescana.
La sua morte prematura lasciò un vuoto nella Congregazione e in P. Angelico, che in lei aveva visto una bella speranza di santità.
Suor Margherita Indorato nacque a Sommatino (CL) il 25 Maggio 1880 da Liborio e Teresa Curcio e fu battezzata con il nome di Maria Concetta.
Dopo la morte del padre (1885), la famiglia si trasferì a Caltanissetta e la piccola Maria fu accolta da P. Angelico fra le prime orfanelle dell'Istituto.
A 16 anni manifestò la sua volontà di farsi suora, ma fu fortemente ostacolata dal fratello Matteo; fu P. Angelico, con le sue paterne parole, a far capire al giovane che non bisognava ostacolare la sorella, perché se quella era la volontà del Signore, la si doveva compiere: il giovane si convinse e cominciò ad interrogarsi anche sulla volontà che il Signore aveva su di lui.
Mentre era novizia la mamma, avendo ricevuto un'ottima proposta di matrimonio per la figlia, si recò da P. Angelico per chiedergli se fosse il caso di metterne a conoscenza la ragazza che già si incamminava verso la professione religiosa, P. Angelico, senza alcun dubbio, rispose che era necessario che Maria sapesse della proposta, perché era ancora in tempo per scegliere ma, appena la madre le presentò la faccenda Maria rispose risoluta: "Ho già deciso, mamma, non cambio. Non cambio di volontà neppure se venisse a farmi la proposta Vittorio Emanuele. Sono stata scelta da Uno superiore al re".
Il 9 Dicembre 1897 vestì l'abito francescano assumendo il nome di Suor Margherita. Dopo un anno fece la sua professione.
Essendo un'abilissima ricamatrice il laboratorio divenne il suo ufficio, che tenne fino alla malattia, vinse anche il diploma d'onore e la medaglia d'oro per le sue opere.
Fu suora di grande spirito di preghiera, osservante del silenzio, rispettosa verso i superiori e verso le consorelle. Nutriva un amore straordinario per la Vergine Santissima di Pompei, ed amava i fiori e il giardino.
Suor Veronica nel 1898 le affidò il Noviziato, e Suor Margherita fu la seconda maestra delle novizie, dopo Suor Chiara, per 30 anni. Era energica e risoluta nel prendere le decisioni e nel rimproverare gli errori, ma aveva la grande umiltà di riconoscere i proprio sbagli e chiedere scusa.
Nel 1928, essendo cresciuto il numero delle novizie, si decise di separare il Noviziato dal resto della comunità e il vescovo nominò maestra Suor Cecilia. Suor Margherita accolse con obbedienza la decisione e, edificando tutti, disse alla superiora: "Madre, ho fatto quel che ho potuto ed ora mi rimetto nelle sue mani".
Le rimase il laboratorio dove, per altri 10 anni, continuò a creare opere d'arte e ad insegnare quel nobile e delicato mestiere alle donne.
Colpita da paralisi, fu costretta a rimanere a letto, o su una poltrona, durante gli ultimi 10 anni della sua vita. Morì il 13 Marzo 1948.
Fra le tante meditazioni spirituali e preghiere che lasciò nei suoi quaderni, ne riportiamo una al Sacro Cuore del 1932: "Ti amerò in eterno! Grazie mio Dio, grazie infinite; una vita di sacrificio ti offro in ringraziamento dei benefici a me usati e un eterno Magnificat canterò in Cielo. E poiché in questa vita si sta sempre in pericolo di perderti, anche con un solo peccato, legami a te, o Gesù, fa' che io entri oggi nel tuo Cuore amoroso, per passarvi tutto il resto della mia vita".
Dopo la morte del padre (1885), la famiglia si trasferì a Caltanissetta e la piccola Maria fu accolta da P. Angelico fra le prime orfanelle dell'Istituto.
A 16 anni manifestò la sua volontà di farsi suora, ma fu fortemente ostacolata dal fratello Matteo; fu P. Angelico, con le sue paterne parole, a far capire al giovane che non bisognava ostacolare la sorella, perché se quella era la volontà del Signore, la si doveva compiere: il giovane si convinse e cominciò ad interrogarsi anche sulla volontà che il Signore aveva su di lui.
Mentre era novizia la mamma, avendo ricevuto un'ottima proposta di matrimonio per la figlia, si recò da P. Angelico per chiedergli se fosse il caso di metterne a conoscenza la ragazza che già si incamminava verso la professione religiosa, P. Angelico, senza alcun dubbio, rispose che era necessario che Maria sapesse della proposta, perché era ancora in tempo per scegliere ma, appena la madre le presentò la faccenda Maria rispose risoluta: "Ho già deciso, mamma, non cambio. Non cambio di volontà neppure se venisse a farmi la proposta Vittorio Emanuele. Sono stata scelta da Uno superiore al re".
Il 9 Dicembre 1897 vestì l'abito francescano assumendo il nome di Suor Margherita. Dopo un anno fece la sua professione.
Essendo un'abilissima ricamatrice il laboratorio divenne il suo ufficio, che tenne fino alla malattia, vinse anche il diploma d'onore e la medaglia d'oro per le sue opere.
Fu suora di grande spirito di preghiera, osservante del silenzio, rispettosa verso i superiori e verso le consorelle. Nutriva un amore straordinario per la Vergine Santissima di Pompei, ed amava i fiori e il giardino.
Suor Veronica nel 1898 le affidò il Noviziato, e Suor Margherita fu la seconda maestra delle novizie, dopo Suor Chiara, per 30 anni. Era energica e risoluta nel prendere le decisioni e nel rimproverare gli errori, ma aveva la grande umiltà di riconoscere i proprio sbagli e chiedere scusa.
Nel 1928, essendo cresciuto il numero delle novizie, si decise di separare il Noviziato dal resto della comunità e il vescovo nominò maestra Suor Cecilia. Suor Margherita accolse con obbedienza la decisione e, edificando tutti, disse alla superiora: "Madre, ho fatto quel che ho potuto ed ora mi rimetto nelle sue mani".
Le rimase il laboratorio dove, per altri 10 anni, continuò a creare opere d'arte e ad insegnare quel nobile e delicato mestiere alle donne.
Colpita da paralisi, fu costretta a rimanere a letto, o su una poltrona, durante gli ultimi 10 anni della sua vita. Morì il 13 Marzo 1948.
Fra le tante meditazioni spirituali e preghiere che lasciò nei suoi quaderni, ne riportiamo una al Sacro Cuore del 1932: "Ti amerò in eterno! Grazie mio Dio, grazie infinite; una vita di sacrificio ti offro in ringraziamento dei benefici a me usati e un eterno Magnificat canterò in Cielo. E poiché in questa vita si sta sempre in pericolo di perderti, anche con un solo peccato, legami a te, o Gesù, fa' che io entri oggi nel tuo Cuore amoroso, per passarvi tutto il resto della mia vita".
Suor Teresa Cutaia nacque a Delia il 17 Settembre 1899 da Giuseppe e Calogera Borzellino e fu battezzata con il nome di Giuseppa. Ammessa in religione il 1 Agosto 1921, ricevette l'abito il 7 Settembre 1922, fece la sua professione temporanea il 9 Dicembre 1923 e quella perpetua il 27 Settembre 1942.
Svolse il suo apostolato a Sommatino, Delia, Assoro, Pietraperzia, Acquaviva, Sutera, Mussomeli e, infine, a Serradifalco.
Con umiltà e fiducia fa la questua, gira per il paese, bussa al cuore dei giusti per chiedere un aiuto qualcosa per i suoi bambini, i poveri orfanelli, ospitati nell'Istituto. Il ringraziamento di Suor Teresa è un sorriso e una preghiera, quella preghiera continua che si manifesta nel rosario, che sgrana mentre "chiede". Nel caldo e nel freddo fa questo Suor Teresa, chiede agli uomini, confidando nel Signore. E il popolo, che riconosce l'umiltà dei santi non fa mancare un aiuto e un'offerta.
E' un'anima umile, semplice ma che sa elevarsi alle altre vette del Cielo, e queste elevazioni si trasformano in poesie, in quelle che la piccola suora scrive quando vuole parlare di Dio.
Suor Teresa è un esempio per tutti di semplicità cristiana, per i consacrati di piccolezza evangelica, per le consorelle di gioia francescana.
Muore a Mussomeli il 7 Aprile 1979.
Svolse il suo apostolato a Sommatino, Delia, Assoro, Pietraperzia, Acquaviva, Sutera, Mussomeli e, infine, a Serradifalco.
Con umiltà e fiducia fa la questua, gira per il paese, bussa al cuore dei giusti per chiedere un aiuto qualcosa per i suoi bambini, i poveri orfanelli, ospitati nell'Istituto. Il ringraziamento di Suor Teresa è un sorriso e una preghiera, quella preghiera continua che si manifesta nel rosario, che sgrana mentre "chiede". Nel caldo e nel freddo fa questo Suor Teresa, chiede agli uomini, confidando nel Signore. E il popolo, che riconosce l'umiltà dei santi non fa mancare un aiuto e un'offerta.
E' un'anima umile, semplice ma che sa elevarsi alle altre vette del Cielo, e queste elevazioni si trasformano in poesie, in quelle che la piccola suora scrive quando vuole parlare di Dio.
Suor Teresa è un esempio per tutti di semplicità cristiana, per i consacrati di piccolezza evangelica, per le consorelle di gioia francescana.
Muore a Mussomeli il 7 Aprile 1979.
Suor Vittoria Occhipinti nacque a Scicli (RG) il 23 Dicembre 1906, avendo superato l'età stabilita, entrò come conversa, ma poi il 31 Dicembre 1940 si consacrò a Caltanissetta, il 13 Dicembre 1941 fece la vestizione, il 6 Febbraio 1943 la professione semplice e il 26 Febbraio 1953 quella perpetua.
Per tutto il corso della sua vita religiosa svolse la mansione di portinaia, accogliendo, in cinquant'anni, tante generazioni di alunni e amici dell'Istituto di Caltanissetta.
La sua vita fu tutta un esempio di umiltà, servizio, preghiera.
In silenzio passava il suo tempo di preghiera dinanzi al Tabernacolo, con spirito contemplativo, avvolta nel mistero di Dio; in questo raccoglimento ella trovava il segreto della santità, di una santità vissuta con il Cristo Crocifisso e sepolto, in attesa della Gloria della Risurrezione.
E quell'azione umilmente ascetica si trasforma in esempio di santità quando Suor Vittoria va a sedersi in portineria, nella sua piccola sediolina, con qualche stoffa in mano, è lì, di prima mattina, pronta ad accogliere gli alunni, che si preparano a seguire le lezioni, ed è proprio lei che, per prima, fa da maestra, a bambini, a ragazzini, alle giovani: come lei, con umiltà e rispetto, si avvicina a Dio e alle consorelle, così insegna a quelle generazioni ad avvicinarsi con affetto e devozione a Cristo e alle suore, in riconoscenza del dono d'amore che il Signore Crocifisso ci ricorda, e della missione che le suore svolgono in favore dell'infanzia e della gioventù.
E' in quella portineria, dalla voce di Suor Vittoria che i piccoli bambini dell'asilo imparano l'antico saluto di lode: Sia lodato Gesù Cristo, questo è il saluto che Suor Vittoria dona e insegna, la lode a Cristo è lo scopo della sua vita ed è ciò che vuole raccomandare agli altri, fate della vostra vita una lode al Signore.
E poi il Crocifisso, che pende dal rosario, lo porge, perché venga baciato: amate Colui che è tutto Amore.
E, quando già tutti gli alunni si dividono nelle loro classi, per aprire le menti alla cultura, Suor Vittoria rimane da sola, e sgrana il rosario. Prega, ma per chi? Per tutti, per ogni persona che entra o esce da quella porta, per i vicini e per i lontani, prega per tutti, come il piccolo Crocifisso le ricorda, si offre per amore per il prossimo.
Questa fu Suor Vittoria, un'anima semplice, umile, piccola di quella piccolezza che rende grandi dinanzi a Dio.
Dopo aver sopportato, con pazienza, la malattia, muore a Caltanissetta il 19 Novembre 1999.
Per tutto il corso della sua vita religiosa svolse la mansione di portinaia, accogliendo, in cinquant'anni, tante generazioni di alunni e amici dell'Istituto di Caltanissetta.
La sua vita fu tutta un esempio di umiltà, servizio, preghiera.
In silenzio passava il suo tempo di preghiera dinanzi al Tabernacolo, con spirito contemplativo, avvolta nel mistero di Dio; in questo raccoglimento ella trovava il segreto della santità, di una santità vissuta con il Cristo Crocifisso e sepolto, in attesa della Gloria della Risurrezione.
E quell'azione umilmente ascetica si trasforma in esempio di santità quando Suor Vittoria va a sedersi in portineria, nella sua piccola sediolina, con qualche stoffa in mano, è lì, di prima mattina, pronta ad accogliere gli alunni, che si preparano a seguire le lezioni, ed è proprio lei che, per prima, fa da maestra, a bambini, a ragazzini, alle giovani: come lei, con umiltà e rispetto, si avvicina a Dio e alle consorelle, così insegna a quelle generazioni ad avvicinarsi con affetto e devozione a Cristo e alle suore, in riconoscenza del dono d'amore che il Signore Crocifisso ci ricorda, e della missione che le suore svolgono in favore dell'infanzia e della gioventù.
E' in quella portineria, dalla voce di Suor Vittoria che i piccoli bambini dell'asilo imparano l'antico saluto di lode: Sia lodato Gesù Cristo, questo è il saluto che Suor Vittoria dona e insegna, la lode a Cristo è lo scopo della sua vita ed è ciò che vuole raccomandare agli altri, fate della vostra vita una lode al Signore.
E poi il Crocifisso, che pende dal rosario, lo porge, perché venga baciato: amate Colui che è tutto Amore.
E, quando già tutti gli alunni si dividono nelle loro classi, per aprire le menti alla cultura, Suor Vittoria rimane da sola, e sgrana il rosario. Prega, ma per chi? Per tutti, per ogni persona che entra o esce da quella porta, per i vicini e per i lontani, prega per tutti, come il piccolo Crocifisso le ricorda, si offre per amore per il prossimo.
Questa fu Suor Vittoria, un'anima semplice, umile, piccola di quella piccolezza che rende grandi dinanzi a Dio.
Dopo aver sopportato, con pazienza, la malattia, muore a Caltanissetta il 19 Novembre 1999.
Suor Felicina De Summa nacque a Curinga (CZ) il 1 Gennaio 1913 e fu battezzata con il nome di Clorinda. Nel 1931 entrò fra le Suore Francescane del Signore e si trasferì a Caltanissetta, dove il 15 Agosto fu ammessa fra le postulanti. Il 18 Ottobre 1933 vestì l'abito religioso con il proposito spirituale, che la sua giovinezza fosse "come una candela accesa davanti all'altare che arde sempre e si consuma per il Signore". Il 29 Ottobre 1935 fu ammessa alla professione religiosa e continuò gli studi presso la Casa Madre, conseguendo il diploma di maestra di scuola materna. Dal 1937 insegnò in vari paesi della Sicilia. Nel 1942 fu nominata superiora della casa di Sommatino, nel 1943 assistente delle novizie nella Casa Madre e nel 1944 superiora a Mussomeli. Fu superiora ad Assoro (1946), Montauro (1951), Villalba (1953), Sommatino (1959), Albaneto (1965), Serradifalco (1966), Sutera (1967).
Nel 1971 riprese a insegnare, ma sette anni dopo si ammalò e fu trasferita a Palermo, da qui, nel 1980 tornò a Caltanissetta, dove morì il 5 Giugno 1983.
Suor Felicina era un'anima grande, gli scritti che ha lasciato rivelano un ardente desiderio di offrire tutta la sua vita come lode al Signore nel servizio dei fratelli. Il 12 Giugno 1941 compose un atto di consacrazione a Gesù Eucaristico che ne rivela tutta la spiritualità:
Mi consacro al vostro amore, o Gesù mio, e vi prego di farmi vivere a voi unita, di darmi la grazia di sempre amarvi, di concedermi per vostra infinita bontà la virtù della santa umiltà ed il martirio incruento del cuore e, se è per vostra gloria, ancora quello del corpo.
Datemi grazia di essere umiliata e dimenticata da tutti per Vostro amore, che le Vostre Eucaristiche consolazioni siano ancor da me meritate ed esercitate, che il Vostro martirio di amare sia ancora mio.
Santissima Trinità, ricevete l'umile omaggio da me miserabile e per Vostra infinita misericordia accendete in me il fuoco dell'amor divino.
Maria Santissima Addolorata, imprimete in me i Vostri dolori; fate, o Regina mia, che io possa conservarmi sempre il mio breve soggiorno quaggiù sul Trono di Gloria alla destra del Santissimo Figlio Vostro e vi contempli su Golgota con Gesù Crocifisso. Nelle Vostre Santissime mani consegno la mia offerta. Voi offritela al divino Figlio Vostro Gesù, mio diletto Sposo.
Invoco i miei santi Avvocati, l'angelico mio Protettore S. Gabriele dell'Addolorata, affinché dietro il loro esempio viva amando e servendo lo Sposo Gesù per poi cantare con loro il cantico nuovo in Paradiso.
Nel 1971 riprese a insegnare, ma sette anni dopo si ammalò e fu trasferita a Palermo, da qui, nel 1980 tornò a Caltanissetta, dove morì il 5 Giugno 1983.
Suor Felicina era un'anima grande, gli scritti che ha lasciato rivelano un ardente desiderio di offrire tutta la sua vita come lode al Signore nel servizio dei fratelli. Il 12 Giugno 1941 compose un atto di consacrazione a Gesù Eucaristico che ne rivela tutta la spiritualità:
Mi consacro al vostro amore, o Gesù mio, e vi prego di farmi vivere a voi unita, di darmi la grazia di sempre amarvi, di concedermi per vostra infinita bontà la virtù della santa umiltà ed il martirio incruento del cuore e, se è per vostra gloria, ancora quello del corpo.
Datemi grazia di essere umiliata e dimenticata da tutti per Vostro amore, che le Vostre Eucaristiche consolazioni siano ancor da me meritate ed esercitate, che il Vostro martirio di amare sia ancora mio.
Santissima Trinità, ricevete l'umile omaggio da me miserabile e per Vostra infinita misericordia accendete in me il fuoco dell'amor divino.
Maria Santissima Addolorata, imprimete in me i Vostri dolori; fate, o Regina mia, che io possa conservarmi sempre il mio breve soggiorno quaggiù sul Trono di Gloria alla destra del Santissimo Figlio Vostro e vi contempli su Golgota con Gesù Crocifisso. Nelle Vostre Santissime mani consegno la mia offerta. Voi offritela al divino Figlio Vostro Gesù, mio diletto Sposo.
Invoco i miei santi Avvocati, l'angelico mio Protettore S. Gabriele dell'Addolorata, affinché dietro il loro esempio viva amando e servendo lo Sposo Gesù per poi cantare con loro il cantico nuovo in Paradiso.
Suor Umilde Scerbo nacque ad Amato (CZ) il 29 Novembre 1919. Entrò nel postulantato il 9 Gennaio 1938 e vestì l'abito religioso il 2 Febbraio 1939.
Fu esemplare, pia, buona. Soffrì molto, ma tutto seppe offrire al Signore nel silenzio. Il suo cammino fu una continua ascesa nella virtù. Tre mesi prima della professione religiosa si ammlò di pleurite e fu ricoverata in ospedale. Il liquido dello stomaco le causò una peritonite tubercolare e la malattia divenne incurabile, tanto che i medici le consigliarono l'aria natìa.
Prima di partire per Amato, assistette con grande dolore alla professione delle altre sue compagne di noviziato, ma offrì con gioia quest'altro sacrificio per la loro santificazione.
Un giorno la Madre Generale, visitando il noviziato espose il caso del giovane seminarista Serafino Falvo, prossimo a prendere la S. Messa, che era entrato in una profonda crisi spirituale, e chiese chi volesse pregare per lui e offrire la propria vita; Suor Umilde pronta rispose: "Io"; e, dopo pochi giorni, mentre era a colloquio con Madre Annina, fu colta da malore e svenne. Dio aveva accettato la sua offerta e Serafino superò la crisi, sentendosi spinto da una forza interiore e misteriosa, come egli stesso raccontò nel libro E' passato un angelo. Suor Umilde Scerbo della Congregazione delle Suore Francescane del Signore.
Il 4 Gennaio 1941 lasciava la Congregazione per tornare a casa, la Madre Generale le permise di tenere l'abito religioso, riconoscendo la santità del desiderio di quell'anima pia.
Nello stesso 1941 la Madre Generale si recò in visita alle case della Calabria e Suor Umilde volle andare ad incontrarla a Curinga, dove si presentò, pur essendo ridotta pelle e ossa, con tanta forza spirituale e con la gioia francescana. Prima di partire la Madre la fece visitare da un bravo medico del paese che, constatando la chiusura della peritonite, assicurò la Madre che, se la Suor Umilde fosse rimasta a Curinga, avrebbe tentato di curarla. Così Suor Umilde fu accolta nella casa di Curinga ma, sentendo ormai prossima la sua dipartita, quando salutò Madre Annina, le disse: "Non ci vedremo più su questa terra".
Rientrata in famiglia, morì il 23 Dicembre 1941, poco tempo dopo don Serafino Falvo venne ordinato sacerdote e servì il Signore per il resto della sua vita, grazie all'offerta di Suor Umilde.
Fu esemplare, pia, buona. Soffrì molto, ma tutto seppe offrire al Signore nel silenzio. Il suo cammino fu una continua ascesa nella virtù. Tre mesi prima della professione religiosa si ammlò di pleurite e fu ricoverata in ospedale. Il liquido dello stomaco le causò una peritonite tubercolare e la malattia divenne incurabile, tanto che i medici le consigliarono l'aria natìa.
Prima di partire per Amato, assistette con grande dolore alla professione delle altre sue compagne di noviziato, ma offrì con gioia quest'altro sacrificio per la loro santificazione.
Un giorno la Madre Generale, visitando il noviziato espose il caso del giovane seminarista Serafino Falvo, prossimo a prendere la S. Messa, che era entrato in una profonda crisi spirituale, e chiese chi volesse pregare per lui e offrire la propria vita; Suor Umilde pronta rispose: "Io"; e, dopo pochi giorni, mentre era a colloquio con Madre Annina, fu colta da malore e svenne. Dio aveva accettato la sua offerta e Serafino superò la crisi, sentendosi spinto da una forza interiore e misteriosa, come egli stesso raccontò nel libro E' passato un angelo. Suor Umilde Scerbo della Congregazione delle Suore Francescane del Signore.
Il 4 Gennaio 1941 lasciava la Congregazione per tornare a casa, la Madre Generale le permise di tenere l'abito religioso, riconoscendo la santità del desiderio di quell'anima pia.
Nello stesso 1941 la Madre Generale si recò in visita alle case della Calabria e Suor Umilde volle andare ad incontrarla a Curinga, dove si presentò, pur essendo ridotta pelle e ossa, con tanta forza spirituale e con la gioia francescana. Prima di partire la Madre la fece visitare da un bravo medico del paese che, constatando la chiusura della peritonite, assicurò la Madre che, se la Suor Umilde fosse rimasta a Curinga, avrebbe tentato di curarla. Così Suor Umilde fu accolta nella casa di Curinga ma, sentendo ormai prossima la sua dipartita, quando salutò Madre Annina, le disse: "Non ci vedremo più su questa terra".
Rientrata in famiglia, morì il 23 Dicembre 1941, poco tempo dopo don Serafino Falvo venne ordinato sacerdote e servì il Signore per il resto della sua vita, grazie all'offerta di Suor Umilde.
Suor Beniamina Palermo nacque a San Cataldo (CL) il 18 Marzo 1922, entrata in Congregazione il 1 Ottobre 1942, fece la sua professione temporanea il 10 Febbraio 1945 e quella perpetua il 5 Aprile 1959.
La sua vita non è la vita di una maestra o di una superiora, ma quella di un'umile cuoca, che passa la sua vita fra la chiesa e la cucina.
Pia, devota, amava sacrificarsi per gli altri. Trascorse la sua vita preparando con amore e dedizione il cibo alle consorelle e anche ai bambini e agli anziani ricoverati. Accontentava tutti e le piaceva fare delle sorprese nel vitto, specialmente alle consorelle. Disimpegnò sempre il suo dovere con esattezza, grande amore, responsabilità e dedizione. Amava pregare ed era molto devota della Madonna. Caritatevole verso le consorelle, scusava sempre i torti delle altre, ma mai se stessa. La sua bontà traspariva dal sorriso che aveva sempre per tutte.
Mai osò fare una negativa ad alcuna; anche se le costava sacrificio, era sempre disponibile. Rispettosa verso i superiori, materna con i ragazzi interni nelle varie case e verso i sacerdoti e seminaristi, per i quali aveva una particolare predilezione, sia nel preparare loro il vitto nei collegi e nei seminari, sia incoraggiandoli sempre con la sua comprensione, il tatto materno e il sorriso.
Nel 1974 fu trasferita nella casa di spiritualità di Juculia, dove continuò la sua missione in cucina.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita su una sedia a rotelle. Paralizzata, stava quasi sempre a letto e trascorreva le giornate pregando, sempre con la corona in mano, serena, sorridente. Edificava chi andava a visitarla dicendo: "Voglio fare la volontà del Signore".
Si spense a Juculia il 21 Dicembre 1994.
La sua vita non è la vita di una maestra o di una superiora, ma quella di un'umile cuoca, che passa la sua vita fra la chiesa e la cucina.
Pia, devota, amava sacrificarsi per gli altri. Trascorse la sua vita preparando con amore e dedizione il cibo alle consorelle e anche ai bambini e agli anziani ricoverati. Accontentava tutti e le piaceva fare delle sorprese nel vitto, specialmente alle consorelle. Disimpegnò sempre il suo dovere con esattezza, grande amore, responsabilità e dedizione. Amava pregare ed era molto devota della Madonna. Caritatevole verso le consorelle, scusava sempre i torti delle altre, ma mai se stessa. La sua bontà traspariva dal sorriso che aveva sempre per tutte.
Mai osò fare una negativa ad alcuna; anche se le costava sacrificio, era sempre disponibile. Rispettosa verso i superiori, materna con i ragazzi interni nelle varie case e verso i sacerdoti e seminaristi, per i quali aveva una particolare predilezione, sia nel preparare loro il vitto nei collegi e nei seminari, sia incoraggiandoli sempre con la sua comprensione, il tatto materno e il sorriso.
Nel 1974 fu trasferita nella casa di spiritualità di Juculia, dove continuò la sua missione in cucina.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita su una sedia a rotelle. Paralizzata, stava quasi sempre a letto e trascorreva le giornate pregando, sempre con la corona in mano, serena, sorridente. Edificava chi andava a visitarla dicendo: "Voglio fare la volontà del Signore".
Si spense a Juculia il 21 Dicembre 1994.
Suor Immacolata Genova nacque a Delia (CL) l'8 Ottobre 1932.
Negli anni, in cui servì la Chiesa nella Congregazione delle Suore Francescane del Signore, si fece apprezzare per la sua umiltà, bontà, intelligenza e capacità di gestire le situazioni.
Fu professoressa di matematica, preside, consigliera, segretaria ed economa generale e, nella fase diocesana del processo di canonizzazione di P. Angelico Lipani fu nominata dal vescovo Notaio aggiunto.
Suor Immacolata aveva un cuore grande, il cuore della madre, che ascolta, che comprende, che sa rimproverare con amore e amare senza cadere nella sdolcinatezza. Aveva sempre la parola giusta nel momento giusto. Sapeva consolare il pianto, sapeva parlare ai ragazzi e alle ragazze, che ha accompagnato negli anni del suo insegnamento, dando loro non solo le fondamentali conoscenze culturali ma anche quegli insegnamenti di vita, che fanno di un bambino, di una bambina un uomo e una donna autentici.
Nella gentilezza dei suoi modi seppe dire cose che tanti, prima e dopo di lei, non hanno saputo neanche accennare. Fu madre e maestra per tanti.
Accolse con fede e pazienza i dolori della malattia e non si lasciò abbattere mai, donando sempre la sua parola e il suo sorriso anche a chi non glieli chiedeva ma, forse inconsapevolmente, ne aveva bisogno.
Dopo tanti anni di sofferenza, morì a Caltanissetta il 30 Settembre 2005.
Negli anni, in cui servì la Chiesa nella Congregazione delle Suore Francescane del Signore, si fece apprezzare per la sua umiltà, bontà, intelligenza e capacità di gestire le situazioni.
Fu professoressa di matematica, preside, consigliera, segretaria ed economa generale e, nella fase diocesana del processo di canonizzazione di P. Angelico Lipani fu nominata dal vescovo Notaio aggiunto.
Suor Immacolata aveva un cuore grande, il cuore della madre, che ascolta, che comprende, che sa rimproverare con amore e amare senza cadere nella sdolcinatezza. Aveva sempre la parola giusta nel momento giusto. Sapeva consolare il pianto, sapeva parlare ai ragazzi e alle ragazze, che ha accompagnato negli anni del suo insegnamento, dando loro non solo le fondamentali conoscenze culturali ma anche quegli insegnamenti di vita, che fanno di un bambino, di una bambina un uomo e una donna autentici.
Nella gentilezza dei suoi modi seppe dire cose che tanti, prima e dopo di lei, non hanno saputo neanche accennare. Fu madre e maestra per tanti.
Accolse con fede e pazienza i dolori della malattia e non si lasciò abbattere mai, donando sempre la sua parola e il suo sorriso anche a chi non glieli chiedeva ma, forse inconsapevolmente, ne aveva bisogno.
Dopo tanti anni di sofferenza, morì a Caltanissetta il 30 Settembre 2005.
Suor Maria Zarbo nacque a Palma di Montechiaro (AG) l'8 Febbraio 1935 da Luigi e Gaetana Ferone e fu battezzata con il nome di Calogera.
Entrò in religione il 24 Febbraio 1957, fece la vestizione il 22 Agosto dello stesso anno, la professione temporanea il 23 Agosto 1959 e quella perpetua il 12 Settembre 1965.
Si mostrò, sin dai primi giorni fervorosa, umile, dedita alla preghiera e al sacrificio; amava la Santissima Eucaristia e la Vergine Maria. Si sentiva attirata dalla penitenza corporale e la praticò fino all'eroismo. Si offrì vittima per la Congregazione che tanto amava, per la sua famiglia e implorava sofferenze per salvare l'umanità intera.
Nell'Ottobre 1959 fu trasferita ad Assoro, poi a Serradifalco, Sutera, Milena e a Palermo fino al 1967. Si distinse per semplicità, spirito di preghiera dedizione. Il Card. Ernesto Ruffini, Arcivescovo di Palermo, la lodava anche alla sua presenza, sapendo di non farle cosa gradita e sicuro che non si sarebbe affatto insuperbita. Ne parlava con grande entusiasmo per l'umiltà, per la sincerità e la additava come modello delle Assistenti Sociali, suore da lui fondate.
Nel marzo 1971 fu colpita da un terribile male incurabile, artrosi deformante, che per otto anni la tenne inchiodata al letto o in giro per la casa con un bastone. Fu in vari ospedali, Roma, Palermo e Albano Laziale, ove morì il 12 Ottobre 1978.
Entrò in religione il 24 Febbraio 1957, fece la vestizione il 22 Agosto dello stesso anno, la professione temporanea il 23 Agosto 1959 e quella perpetua il 12 Settembre 1965.
Si mostrò, sin dai primi giorni fervorosa, umile, dedita alla preghiera e al sacrificio; amava la Santissima Eucaristia e la Vergine Maria. Si sentiva attirata dalla penitenza corporale e la praticò fino all'eroismo. Si offrì vittima per la Congregazione che tanto amava, per la sua famiglia e implorava sofferenze per salvare l'umanità intera.
Nell'Ottobre 1959 fu trasferita ad Assoro, poi a Serradifalco, Sutera, Milena e a Palermo fino al 1967. Si distinse per semplicità, spirito di preghiera dedizione. Il Card. Ernesto Ruffini, Arcivescovo di Palermo, la lodava anche alla sua presenza, sapendo di non farle cosa gradita e sicuro che non si sarebbe affatto insuperbita. Ne parlava con grande entusiasmo per l'umiltà, per la sincerità e la additava come modello delle Assistenti Sociali, suore da lui fondate.
Nel marzo 1971 fu colpita da un terribile male incurabile, artrosi deformante, che per otto anni la tenne inchiodata al letto o in giro per la casa con un bastone. Fu in vari ospedali, Roma, Palermo e Albano Laziale, ove morì il 12 Ottobre 1978.
Suor Felicita Dultra nacque a Manay nelle Isole
Filippine il 19 Febbraio 1968, affascinata dalle Suore che operano nella
sua Terra, entrò nella Congregazione delle Suore Francescane del
Signore e fu inviata nella Casa Madre di Caltanissetta, dove subito
conquistò tutti con il suo sorriso e con
la sua gioia contagiosa.
Chi l'ha conosciuta non può non ricordarla sorridente, mentre cantava mimando "Io ho un amico che mi ama". Suor Felicita era la gioia fatta donna, era un'amica, una sorella, una madre per bambini e alunni dell'Istituto, era quel tipo di suora che P. Angelico tanto desiderava.
Si dedicò soprattutto all'insegnamento e all'animazione dei ragazzi, non mancando mai di rivolgere un sorriso a chiunque incontrasse.
Colpita da un incurabile male, ha sopportato con pazienza i dolori, mai perdendo quella gioia francescana, che in lei raggiungeva vette altissime, e consolando le consorelle. Dopo le inutili cure e la sentenza dei medici, ottenne dal Signore la grazia di poter tornare nelle sue Filippine, per rendere l'ultimo saluto ai suoi cari e, andando oltre ogni ottimistica previsione, riuscì a tornare in Italia e chiese, ardentemente, di poter tornare a Caltanissetta, per morire sotto lo sguardo del Crocifisso, Signore della Città, in quella Casa voluta da P. Angelico. Il Signore le concesse anche questo, tornata a Caltanissetta, ormai gravissima, poté rendere l'ultimo devoto omaggio al Crocifisso, morendo pochi giorni dopo, il 28 Novembre 2013, con il sorriso sulle labbra.
Si volle chiamare Felicita, come l'antica martire romana, ma sarebbe stato più appropriato per lei il nome Felicità!
Chi l'ha conosciuta non può non ricordarla sorridente, mentre cantava mimando "Io ho un amico che mi ama". Suor Felicita era la gioia fatta donna, era un'amica, una sorella, una madre per bambini e alunni dell'Istituto, era quel tipo di suora che P. Angelico tanto desiderava.
Si dedicò soprattutto all'insegnamento e all'animazione dei ragazzi, non mancando mai di rivolgere un sorriso a chiunque incontrasse.
Colpita da un incurabile male, ha sopportato con pazienza i dolori, mai perdendo quella gioia francescana, che in lei raggiungeva vette altissime, e consolando le consorelle. Dopo le inutili cure e la sentenza dei medici, ottenne dal Signore la grazia di poter tornare nelle sue Filippine, per rendere l'ultimo saluto ai suoi cari e, andando oltre ogni ottimistica previsione, riuscì a tornare in Italia e chiese, ardentemente, di poter tornare a Caltanissetta, per morire sotto lo sguardo del Crocifisso, Signore della Città, in quella Casa voluta da P. Angelico. Il Signore le concesse anche questo, tornata a Caltanissetta, ormai gravissima, poté rendere l'ultimo devoto omaggio al Crocifisso, morendo pochi giorni dopo, il 28 Novembre 2013, con il sorriso sulle labbra.
Si volle chiamare Felicita, come l'antica martire romana, ma sarebbe stato più appropriato per lei il nome Felicità!
Suor Loreta Dibilio nacque a Sommatino e sin da piccola scoprì la sua vocazione ad essere "madre" accudendo i fratellini più piccoli e donando loro l'amore e la fede.
Entrata nella Congregazione delle Suore Francescane del Signore trascorse quasi tutta la vita come maestra della Scuola Materna, accudendo i tanti bambini, che, una generazione dopo l'altra, le venivano affidati. Svolse il suo compito in maniera lodevole, dimostrando sempre la gioia di servire Cristo in quei piccoli, che Egli stesso loda come possessori del Regno dei Cieli.
E al Regno dei Cieli Suor Loreta guardava sempre con amore e trepidazione, consapevole che un giorno il Signore l'avrebbe chiamata per chiederle cosa aveva fatto per costruire il Regno di Dio sulla terra; per questo, con instancabile dedizione si dedicò tutta la vita alla preghiera, all'insegnamento materno ai bambini, alla Congregazione, fino agli ultimi istanti della sua vita.
Gli ultimi anni di insegnamento li svolse presso la Casa Madre di Caltanissetta, dove nessuno poté resistere da legare a questa dolce donna il proprio cuore, tutti la ricordiamo con infinito affetto e dolore per averla persa agli umani abbracci.
Dopo una rovinosa caduta, mentre accudiva i bambini, la sua salute iniziò a cedere e, lasciata la Scuola Materna, si dedicò a un'attività meno impegnativa ma anche più silenziosa, perché al posto delle dolci risate dei piccoli dovette ascoltare i ripetuti squilli del telefono del centralino. Anche lì non dimenticò mai i suoi bambini e, seppur da lontano, con la preghiera e con il pensiero, li accompagnava mentre diventavano ragazzi e poi adulti, cercando sempre di tenersi in contatto o almeno informata sulla via che ciascuno aveva intrapreso.
Peggiorate le condizioni di salute, fu obbligata a trasferirsi presso la Casa di Riposo di Mussomeli, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, donando al Signore la sofferenza di dover rimanere inchiodata ad un letto.
Il Signore non mancò di farle sentire la sua vicinanza, a lei, che con tanto amore si era dedicata allo Sposo, donò la consolazione di poter sentire la sua dolce voce, che le sussurrava parole di coraggio e di tenerezza. Fu devotissima della Vergine Maria, a cui guardava come modello di vita umile e caritatevole, non mancava mai di pregare e quando aggravatasi non riusciva più a ricordare alcune preghiere, si rammaricava di non saper più pregare, ma in quei giorni quella sofferenza era divenuta la sua preghiera.
Pregava per i peccatori, perché il Signore li convertisse, si addolorava nel vedere che persone a lei care vivevano lontane dal Signore e lo supplicava affinché concedesse loro la luce della fede, così fu, ad esempio, con un suo fratello, che non voleva saperne del Cristianesimo, Suor Loreta pregò per lui tutta la vita, e alla fine fu esaudita, poiché egli si convertì prima di morire.
Pregava anche per le anime del Purgatorio, per cui aveva particolare pietà. Negli ultimi tempi, quando con fatica si muoveva, offriva il sacrificio di abbassarsi per raccogliere qualcosa che le cadeva a terra dicendo che in quel momento è come se stesse aiutando un'anima ad uscire dal Purgatorio.
Suor Loreta è stata una di quelle sante che ci passano accanto senza far rumore, delicata, silenziosa, è entrata nelle nostre vite e poi delicata e silenziosa è andata via per raggiungere il suo eterno Amore, Cristo Gesù, lasciandoci l'esempio di una santità vissuta nel quotidiano.
Il 29 Aprile 2015 a Mussomeli (CL) rendeva la sua anima al Signore, ricevendo quella corona di gloria che, dopo la corona della sofferenza, aveva meritato.
Entrata nella Congregazione delle Suore Francescane del Signore trascorse quasi tutta la vita come maestra della Scuola Materna, accudendo i tanti bambini, che, una generazione dopo l'altra, le venivano affidati. Svolse il suo compito in maniera lodevole, dimostrando sempre la gioia di servire Cristo in quei piccoli, che Egli stesso loda come possessori del Regno dei Cieli.
E al Regno dei Cieli Suor Loreta guardava sempre con amore e trepidazione, consapevole che un giorno il Signore l'avrebbe chiamata per chiederle cosa aveva fatto per costruire il Regno di Dio sulla terra; per questo, con instancabile dedizione si dedicò tutta la vita alla preghiera, all'insegnamento materno ai bambini, alla Congregazione, fino agli ultimi istanti della sua vita.
Gli ultimi anni di insegnamento li svolse presso la Casa Madre di Caltanissetta, dove nessuno poté resistere da legare a questa dolce donna il proprio cuore, tutti la ricordiamo con infinito affetto e dolore per averla persa agli umani abbracci.
Dopo una rovinosa caduta, mentre accudiva i bambini, la sua salute iniziò a cedere e, lasciata la Scuola Materna, si dedicò a un'attività meno impegnativa ma anche più silenziosa, perché al posto delle dolci risate dei piccoli dovette ascoltare i ripetuti squilli del telefono del centralino. Anche lì non dimenticò mai i suoi bambini e, seppur da lontano, con la preghiera e con il pensiero, li accompagnava mentre diventavano ragazzi e poi adulti, cercando sempre di tenersi in contatto o almeno informata sulla via che ciascuno aveva intrapreso.
Peggiorate le condizioni di salute, fu obbligata a trasferirsi presso la Casa di Riposo di Mussomeli, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, donando al Signore la sofferenza di dover rimanere inchiodata ad un letto.
Il Signore non mancò di farle sentire la sua vicinanza, a lei, che con tanto amore si era dedicata allo Sposo, donò la consolazione di poter sentire la sua dolce voce, che le sussurrava parole di coraggio e di tenerezza. Fu devotissima della Vergine Maria, a cui guardava come modello di vita umile e caritatevole, non mancava mai di pregare e quando aggravatasi non riusciva più a ricordare alcune preghiere, si rammaricava di non saper più pregare, ma in quei giorni quella sofferenza era divenuta la sua preghiera.
Pregava per i peccatori, perché il Signore li convertisse, si addolorava nel vedere che persone a lei care vivevano lontane dal Signore e lo supplicava affinché concedesse loro la luce della fede, così fu, ad esempio, con un suo fratello, che non voleva saperne del Cristianesimo, Suor Loreta pregò per lui tutta la vita, e alla fine fu esaudita, poiché egli si convertì prima di morire.
Pregava anche per le anime del Purgatorio, per cui aveva particolare pietà. Negli ultimi tempi, quando con fatica si muoveva, offriva il sacrificio di abbassarsi per raccogliere qualcosa che le cadeva a terra dicendo che in quel momento è come se stesse aiutando un'anima ad uscire dal Purgatorio.
Suor Loreta è stata una di quelle sante che ci passano accanto senza far rumore, delicata, silenziosa, è entrata nelle nostre vite e poi delicata e silenziosa è andata via per raggiungere il suo eterno Amore, Cristo Gesù, lasciandoci l'esempio di una santità vissuta nel quotidiano.
Il 29 Aprile 2015 a Mussomeli (CL) rendeva la sua anima al Signore, ricevendo quella corona di gloria che, dopo la corona della sofferenza, aveva meritato.